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Convegno Magna Grecia
28 Settembre 2024 - 10:30
La soprintendente Paolillo (foto d'archivio)
Fra gli interventi più attesi nella prima giornata del LXIII Convegno internazionale di studi sulla Magna Grecia c’è stata la relazione di Francesca Romana Paolillo, soprintendente nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo, con competenza archeologica sulla Provincia jonica.
La soprintendente ha illustrato gli esiti dell’indagine con georadar nell’area dell’ex mercato coperto di via Anfiteatro, dove insisteva l’anfiteatro romano, che “ha consentito non solo di individuare alcune delle strutture superstiti dell’anfiteatro conservate nel sottosuolo, ma ha anche di evidenziare il fatto che le strutture presentano diversi gradi di conservazione, sia a causa della posa in opera dei sottoservizi, della costruzione e demolizione delle strutture del mercato coperto, che per le attività di spoliazione e smantellamento avvenute nell’antichità e di cui si ha testimonianza dalle fonti storiche”.
“Non si esclude inoltre che sulle strutture dell’anfiteatro si sia impostata una fase di epoca tardo-antica e medievale che può aver contribuito al degrado dell’edificio antico. Lo scavo del 2005 nell’ala nord, infatti, sembrerebbe dimostrare più fasi di riutilizzo dell’area, con il rinvenimento di abbondante materiale ceramico di epoca post classica, che potrebbe essere associato ad alcune anomalie evidenziate dal georadar nella parte centrale del Mercato che sembrerebbero essersi impostate nell’area un tempo occupata dall’arena e dall’ima cavea. Le prospezioni, tuttavia, non hanno potuto verificare la dimensione massima dell’anfiteatro in quanto il georadar non ha evidenziato anomalie riferibili all’anello esterno dell’anfiteatro, del quale, tra l’altro, non sono mai stati rinvenuti resti in situ. Limitandosi alle strutture finora note è possibile definire un’ellisse di circa 103 m di asse maggiore per 85 m di asse minore (nel quale non è inclusa, tuttavia, la parte tra il secondo ambulacro e la facciata), con l'arena di circa 50x34 m. Dimensioni che permettono un confronto con l'anfiteatro di Lecce”.
Aree di necropoli greca sono state indagate in via Acton, con tombe sovrapposte a strati; aree in uso almeno dal VI al II secolo a.C, quando la necropoli venne obliterata sotto oltre mezzo metro di terreno di riporto, sul quale vennero edificati un edificio e, con elementi di reimpiego, una tomba.
Altre aree di necropoli sono state indagate in ambito extra-urbano; in particolare a San Donato, con tombe probabilmente inquadrabili in un contesto cimiteriale di membri di ceti sociali medio-alti di VI secolo a.C.
Taranto medievale invece di scena per lavori in largo Arcivescovado, in prossimità del lato meridionale della Cattedrale: le attività di scavo archeologico di emergenza hanno evidenziato la presenza di un’area cimiteriale, contraddistinta da due fasi di utilizzo principali. Alla più recente sono riconducibili i resti di un ambiente sotterraneo voltato, con una copertura piana che ha comportato la parziale distruzione della volta originaria. Al di sotto di un livello di crollo, resti antropologici e faunistici possono essere interpretati come un ossario databile fra XVI e XVII sec. La realizzazione di tale ambiente risulta intaccare un contesto cimiteriale preesistente caratterizzato dalla presenza di almeno tre fasi di deposizione, la più recente delle quali caratterizzata da inumazioni del tipo a fossa terragna, alla quale è possibile attribuire tre sepolture, la cui disposizione risulta condizionata da sepolture preesistenti foderate e coperte da lastre di reimpiego, riferibili a una fase di utilizzo antecedente. A questa fase sono riferibili almeno 6 tombe, tre delle quali indagate nel corso delle attività di scavo d’emergenza. A loro volta, queste tombe (utilizzate per plurimi seppellimenti successivi) hanno evidenziato un sottostante livello di deposizione. Uno scheletro all’interno di una tomba risulta adagiato direttamente sui lastroni di copertura di una sepoltura sottostante.
L’area cimiteriale è da riferire genericamente all’età medievale.
Il 2024 ha poi visto l’inserimento dell’Appia Regina Viarum nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO. Un riconoscimento importantissimo, che nel territorio di nostra competenza ha riguardato la città di Taranto e il tratto successivo in direzione Brindisi. In particolare il tratto di Grottaglie, in prossimità di Masseria Vicentino, è al centro di un progetto di valorizzazione promosso dalla Soprintendenza e finanziato da fondi PNRR.
“Anche l’attività svolta nell’ultimo anno dalla Soprintendenza - ha concluso la Paolillo – si è rivelata particolarmente proficua in termini di nuovi dati sull’occupazione antica del territorio di Taranto e della sua provincia in età antica, confermando un potenziale archeologico straordinario, materializzatosi in una stratificazione pluri-millenaria che la funzione di tutela connessa alle istanze della città moderna come le attività di ricerca programmata ci portano a toccare e conoscere”.
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