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Le feste in provincia

Il Ferragosto dei tarantini

Il racconto delle antiche tradizioni

La processione a mare di Montedarena (foto d'archivio)

La processione a mare di Montedarena (foto d'archivio)

Osce jè ‘u giurne de Sanda Marije, mi fazze cinde Cruce e me diche cinde Ave Marije”. Così per il giorno di Ferragosto recitava la devozione popolare delle “Cento Ave Marie”, in uso in tempi lontani.

Ne fa cenno il prof. Antonio Fornaro, studioso di tarantinità, spiegando che ciò trovava fondamento nel pellegrinaggio che, il 15 agosto, nelle prime ore della giornata, i tarantini effettuavano al cimitero San Brunone. Nella fattispecie, il tempo delle cento Ave Maria da recitarsi era proprio quello che necessitava il tragitto dalla città vecchia (dove si concentrava la maggior parte della popolazione) al luogo dell’estrema dimora.

Nella giornata del 15 agosto si celebra soprattutto la festa dell’Assunta, cui era intitolata la nostra cattedrale, prima ancora che a San Cataldo. In molti centri la Madonna (spesso con il titolo di Stella Maris) viene onorata con solenni celebrazioni civili e religiose, soprattutto con la processione a mare, come in provincia avviene a Castellaneta Marina, Campomarino e Montedarena.

San Marzano, invece, onorerà l’Assunta con un pellegrinaggio a piedi che, sempre giorno 15, partirà alle ore 5.30 (praticamente all’alba!) dalla chiesa di San Carlo Borromeo fino al santuario rupestre della Madonna delle Grazie, accompagnato dalle autorità cittadine, dalle confraternite e dalla banda musicale cittadina; all’arrivo, alle ore 7, concelebrazione eucaristica all’aperto.

Per i più, invece, è la giornata da dedicare al massimo disimpegno. Come per le maggiori ricorrenze dell’anno, il Ferragosto sarà il trionfo della buona tavola, con preparativi che impegneranno la vigilia. Gran lavoro, quindi, ai fornelli, fra parmigiane, pasta al forno, cotolette e angurie da mettere sotto ghiaccio, così come per vino, birra e aranciate (più piccoli). E che non manchino le cozze, anche se non saranno de ‘Tarde nuestre’ per la moria causata dal caldo intenso di questi giorni. Così, all’ora del desinare, sulla spiaggia compariranno grandi tavolate che neanche a “Caresunijdde”! C’è invece chi ambirebbe  a essere invitato da amici o parenti in una delle villette sulla litoranea, così da evitare “sbattimenti” in cucina e assicurarsi possibilmente la siesta pomeridiana, invece dell’impegno di piatti e tegami da lavare. Per altri, che ben volentieri fuggirebbero dalle spiagge affollate e assolate, invece, l’ideale sarebbe il desinare nella fresca Valle d’Itria, dove l’Assunta è festeggiata a Martina Franca e a Locorotondo.

Un tempo assai lontano, invece, non si sognava di andare più lontano dagli stabilimenti balneari di “Braciole” e “Meste Anielle”, in Città vecchia, o “Santa Lucia” (in viale Virgilio). Le famiglie del vicinato si accampavano sulla banchina di via Garibaldi, per pranzare insieme. E per chi non voleva assolutamente muoversi? Si approntava la tavola sulla terrazza di casa, con un bel lenzuolo steso in alto, così da proteggersi dal solleone.

Per tutti, infine, vale l’invito alla moderazione delle nostre nonne, le quali asserivano che il 15 agosto fosse giornata da… “forta stedde”, cioè propizia a inconvenienti, più o meno gravi, così da rovinare la festa. Si raccomandava soprattutto di evitare il bagno durante la digestione, di ripararsi il capo  prima di beccarsi l’insolazione, di non indugiare in vino e alcolici e di non rompere eccessivamente le... tasche al vicino di ombrellone con il pallone. In fin dei conti, poca roba, ma tale da assicurare, a sera, un tranquillo rientro a casa. Insomma, un Ferragosto sereno: è quello che auguriamo ai nostri lettori!

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