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Il Siderurgico
01 Luglio 2024 - 19:30
Giorgia Meloni
«L'aggravarsi delle condizioni sociali ed industriali» e la «mancanza di una prospettiva di rilancio di lungo periodo» relativamente allo stabilimento siderurgico di Taranto preoccupano Fim, Fiom e Uilm. Per questo le sigle metalmeccaniche di Cgil, Cisl e Uil hanno inviato una richiesta di incontro urgente alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al sottosegretario Alfredo Mantovano e ai ministri Urso, Giorgetti, Fitto e Calderone.
Sull'ex Ilva, ora Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria, i sindacati chiedono alla politica di dare seguito a quanto annunciato da tempo, mettendo in pratica i propositi di rilancio.
Intanto oggi, 2 luglio, al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è in programma l'esame congiunto con la convocazione dei sindacati. Il 20 giugno scorso è stata inviata da parte di Acciaierie d'Italia, l'istanza per l'avvio della nuova cassa integrazione guadagni straordinari prevista per le aziende in amministrazione straordinaria. La richiesta riguarda 5.200 lavoratori del gruppo, di cui 4.400 per lo stabilimento di Taranto. Questo, mentre dovrà essere il Tribunale di Milano a valutare la sospensione dell'attività dell'acciaieria, dal momento che a fronte di «pericoli gravi e rilevanti» per l'ambiente e la salute umana, «non si può prorogare ripetutamente il termine per applicare le misure di protezione previste dall'autorizzazione all'esercizio dell'impianto» come scritto dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea nella sentenza relativa al Siderurgico.
Per Franco Rizzo e di Sasha Colautti, Esecutivo Confederale Usb, «siamo alla vigilia di un confronto nel quale bisognerebbe davvero affrontare, attraverso un dialogo schietto, il tema dell’insostenibile numero dei lavoratori per i quali si chiede la cassa integrazione. Giova ricordare che, a Taranto come nel capoluogo ligure, si supera il 50% dell’organico. “Bisognerebbe” perché il timore è che invece le organizzazioni sindacali, che pure vengono chiamate al tavolo, siano semplicemente invitate a ricevere comunicazioni relative a decisioni già assunte. Se così fosse, l'incontro di domani dimostrerebbe che si stanno operando scelte senza un vero confronto con chi rappresenta i lavoratori, e questo fa sì che il costo di quello che, a questo punto, è uno pseudo-rilancio, ricadrebbe sui lavoratori. Se si pensa di rilanciare l'azienda, lasciando a casa 5.000 persone, significa che il Governo non ha lontanamente idea del peso sociale ed economico di questa scelta, che genererebbe sicuramente un disastro peggiore rispetto a quello di Alitalia».
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