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La crisi del Siderurgico
02 Maggio 2024 - 18:00
Mario Turco
Una interrogazione a risposta orale in commissione, indirizzata al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, «affinché si conoscano i tempi che dovranno attendere i lavoratori dell’ex Nuova Siet per vedersi riconoscere i propri diritti e istituti contrattuali, acquisiti nel corso del rapporto di lavoro instaurato con la società e disconosciuti dall’illegittima novazione contrattuale perpetrata da Ilva S.p.a., in contrasto con la disciplina prevista dall’art. 2112 c.c., così come già riconosciuta dalla Sezione Lavoro del Tribunale di Taranto». A depositarla oggi il senatore Mario Turco, che ne dà notizia in una nota.
Lo stesso senatore tarantino chiede al ministro Marina Elvira Calderone «se intenda intervenire in maniera dirimente sulla vicenda, al fine di ridare serenità a 250 famiglie che si sentono abbandonate dallo Stato e da questo Governo. La Siet (poi Nuova Siet) è un'impresa praticamente “storica” dell’indotto ex Ilva dal 1971, impegnata a svolgere lavori di movimentazione stradale e trasporti a collegati al ciclo integrale per la produzione di acciaio e relativi derivati, che impiegava più di 600 dipendenti ai tempi della gestione pubblica dell’impianto siderurgico, quella Italsider. Dal 2011 - ricorda Turco - i dipendenti della ex Nuova Siet attendono il riconoscimento da parte dell’Inps della copertura contributiva mai versata dall’Ilva, oltre ad attendere che la giustizia assicuri loro una quantificazione adeguata del danno salariale subito. Nel frattempo, la Sezione Lavoro del Tribunale di Taranto, con sentenza passata in giudicato, ha riconosciuto ad un dipendente ex Nuova Siet l’avvenuto trasferimento di azienda ai sensi dell’art. 2112 c.c., e quindi le retribuzioni pregresse fino al pensionamento del lavoratore, ma il riconoscimento del danno retributivo e delle differenze retributive delle 250 famiglie è fermo da anni».
Adesso l'obiettivo, spiega il vicepresidente del Movimento 5 Stelle, nonché Coordinato del Comitato Economia, Lavoro e Impresa, è quello di «dare un punto finale a questa scandalosa vicenda che, come troppo spesso è accaduto nel nostro Paese, vede i diritti dei lavoratori messi da parte».
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