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Bari, la bufera non si placa
12 Aprile 2024 - 10:01
"Ho appena rassegnato le mie dimissioni da capogruppo di 'Con Emiliano'. In questo momento politico è fondamentale fermarsi per fare delle riflessioni nell'interesse di tutti. Ritengo questo passo indietro necessario per affrontare nel modo migliore le sfide che attendono il futuro della nostra Regione".
Con questa dichiarazione alla stampa il consigliere regionale Giuseppe Tupputi, si è dimesso da presidente del gruppo di 'Con Emiliano, presente in Regione con i consiglieri Delli Noci, Lacatena, Leoci e Lopane che non tardano ad esprimersi con il coordinatore regionale di Con Michele Boccardi: “Abbiamo preso atto delle ragioni politiche sottese alla sua decisione e siamo certi di poter dipanare ogni divergenza a strettissimo giro, ripristinando un clima di serenità".
In quelle ore va in scena l’ennesimo atto di una tragedia. Alfonso Pisicchio, leader di Senso civico, che nella Giunta Emiliano della scorsa legislatura è stato assessore regionale, di primo mattino rimette la sua carica alla guida dell'Agenzia Regionale per la Tecnologia e l'Innovazione. La Giunta regionale repentinamente provvede a sostituirlo con il commissario straordinario Cosimo Elefante.
Nel tardo pomeriggio si appalesano le vere ragioni delle dimissioni. Alfonso ed Enzo Pisicchio, nell’ambito di una inchiesta della Procura di Bari che riguarda l’accusa di corruzione in relazione a tre appalti truccati, sono arrestati e posti ai domiciliari. Non è usuale che le misure cautelari vengano eseguite nel tardo pomeriggio. La Procura, cui spetta la decisione sull'esecuzione di una ordinanza del gip, potrebbe aver ritenuto sussistente un pericolo di inquinamento probatorio dopo le dimissioni di Alfonso Pisicchio, le cui modalità hanno costituito un vero e proprio giallo…
A distanza di poche ore l’attenzione si sposta sull’Osmairm di Laterza, il centro di riabilitazione riconducibile alla famiglia Paciulli, legata all’assessore Gianfranco Lopane di “Con Emiliano”. Non ci sono avvisi di garanza, tuttavia è impressionate il dispiegamento di forse della Guardia di Finanza che si muove su ordine del sostituto procuratore della Repubblica Lucia Isceri, per acquisire una mole di documenti sul rapporto tra il gruppo, la azienda sanitaria ionica e la Regione Puglia.
Serenità. E’ un compito arduo recuperarla in questo momento in Regione, fra gli amici di Emiliano, visto il susseguirsi d’indagini e inchieste che più o meno indirettamente coinvolgono la sua maggioranza che vive un clima di vero e proprio assedio.
Forse il vento sta cambiando?
Per chi abitualmente si rimette alle decisioni della Magistratura, parrebbe scontato. Non lo è ancora e non sappiamo per quanto, prendere atto che è decisivo e forse vitale favorire una “discontinuità” che assuma come faro un metodo diverso e alternativo e distante da quello che ha caratterizzato il governo pugliese guidato da Michele Emiliano.
Come abbiamo sempre sostenuto, il problema non riguarda solo Bari e Antonio De Caro. Il problema riguarda un metodo, un sistema che oggi manifesta tutta la sua vulnerabilità ed è grave e miope che si portino in piazza migliaia di persone, prevalentemente “innocenti”, lo diciamo con chiarezza per non incorrere nell’errore, purtroppo prevalente nel passato, di sparare nel mucchio, per distrarre l’attenzione dai presunti colpevoli che tendono a spalmare la responsabilità su tutti ed ognuno. Emiliano non è ne un sempliciotto che può sbagliare, ne un ingenuo generoso. Quando, sul palco di piazza Ferrarese, cinge l’abbraccio, da padre padrone su Antonio De Caro, il suo messaggio è chiaro per chi lo conosce e conosce il suo metodo di pensare e agire: stai con me o contro di me. Se la barca affonda affondiamo tutti insieme…
La reazione di Antonio Decaro
Un Sindaco popolare e apprezzato oltre le mura murattiane, si esprime attraverso il disagio, l’imbarazzo con cui si smarca con toni perentori: Michele ricorda male, io a casa della sorella di Capriati non c’ero e Michele replica: ricordi male c’eri anche tu, ci andai per dire che eri il mio assessore. I particolari di questa diversa memoria hanno assunto i toni di un vero e proprio scontro nel dibattito interno al Pd pugliese.
Il problema del Pd sta tutto qui: tra continuità e discontinuità di un metodo. La discontinuità richiede coraggio e chiarezza. Se manca è evidente che offre una sponda strumentale al M5s di Giuseppe Conte che aspetta con famelica attesa per lanciarsi sulla preda per trarne vantaggio, a discapito del Pd nelle elezioni europee.
Chi lo ha capito e se ne è fatto interprete da tempo è Michele La Forgia
“non sono mai state chiarite le ragioni per le quali il Partito Democratico, o meglio la maggioranza del Partito Democratico, ha posto il veto sul mio nome, peraltro definito, nel contempo, come un “valore aggiunto”. Nessuno ha mai spiegato perché sarei “divisivo”, come sono stato qualificato da alcuni esponenti di quel partito, che hanno insistito costantemente sulla richiesta di un altro nome. Purché non fossi io.”
L’ordinanza, datata 25 marzo 2024, individua l’attualità delle esigenze cautelari anche nel “rischio che tali iniziative possano degenerare e tradursi in altri e più gravi analoghi contegni in vista di futuri contesti elettorali”. Gli indagati sono tutti presunti innocenti, ma queste parole pesavano e pesano come pietre.
Michele La Forgia ha rimesso la sua disponibilità alla candidatura a Sindaco alle stesse forze politiche che l’hanno chiesta e l’hanno sostenuta: la Convenzione per Bari 2024 e al Movimento Cinque Stelle. Saranno le forze politiche, i movimenti e le associazioni a decidere cosa fare, d’ora in poi, come e con chi: “non ho nessuna intenzione di ritirarmi a vita privata. Resto al servizio del centrosinistra e in attesa di sapere se e a quali condizioni mi sarà chiesto un impegno in prima persona nelle imminenti elezioni amministrative di Bari. Dopo di che, deciderò cosa fare, d’intesa con tutte e con tutti coloro che mi sono stati accanto in questi mesi”.
Noi continueremo ad essergli accanto sostenendolo perché la sua è la nostra “Giusta Causa”.
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Testata: Buonasera
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