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L'analisi
27 Marzo 2024 - 06:15
Acciaierie d'Italia
Ripartire dalla messa in sicurezza degli impianti, capendo cosa sta da fare e dove. Ricominciare quasi da zero, insomma. Torna in primo piano la questione Ilva: girandola di incontri, nella serata di lunedì a Roma, tra il governo e - separatamente - i rappresentanti delle associazioni dell’indotto ed i sindacati. Per la prima volta le organizzazioni sindacali si sono confrontate con l’esecutivo, dopo l’avvio dell’amministrazione straordinaria di Acciaierie d’Italia alla presenza del sottosegretario Alfredo Mantovano, dei Ministri, Adolfo Urso, Marina Calderone e Giancarlo Giorgetti. Erano presenti i commissari straordinari di Adi, Giancarlo Quaranta e di Ilva in As, Alessandro Danovi.
«Il Governo per voce dei Ministri ha precisato l’imminente disponibilità di 150 milioni di euro per AdI a seguito della nostra richiesta di risorse finanziarie per il piano manutentivo: questi 150 milioni dovranno servire alla messa in sicurezza degli impianti» è quanto spiegato, tramite una nota, dalla Fiom Cgil. Il governo ha poi comunicato che stanno predisponendo la messa a disposizione di ulteriori 320 milioni, nella forma di prestito ponte. Risorse che saranno disponibili non appena sarà realizzato un nuovo accordo di affitto degli impianti, il piano di interventi e dopo l’autorizzazione della Commissione Europea, dunque non prima della metà di aprile. La Fiom nelle scorse settimane ha realizzato un elenco delle criticità e lo ha consegnato ai commissari visto che nei prossimi giorni verrà concluso da parte loro il lavoro di mappatura degli interventi necessari negli stabilimenti e su tutti gli impianti. In merito all’uso degli ammortizzatori sociali il Governo ha presentato quanto predisposto nei decreti; mentre per quanto concerne il piano industriale, ministri e commissari straordinari hanno manifestato la necessità di mettere in funzione tre altoforni per arrivare ad una produzione di 6 milioni di tonnellate. I tre altoforni, Afo 4, 2 e 1, dovranno già essere predisposti per la decarbonizzazione. In merito alla procedura di assegnazione dell’azienda, il piano industriale dovrà essere vincolante per il nuovo soggetto privato.
«Come Fiom abbiamo espresso una valutazione positiva alla ripresa del confronto sindacale sito per sito, fondamentale per ristabilire le corrette relazioni industriali» si legge in una nota dei metalmeccanici della Cgil. «Abbiamo tenuto a precisare la fotografia attuale degli stabilimenti, che sono fermi e in attesa degli interventi manutentivi e con i lavoratori in cassa integrazione. Nell’indotto non si è ancora reso disponibile il nuovo ammortizzatore sociale, che deve essere ancora attivato. Da tutto ciò abbiamo ribadito l’urgenza che le risorse siano rese disponibili immediatamente al fine di procedere quanto prima con gli interventi di messa in sicurezza degli impianti e per i necessari approvvigionamenti delle materie prime per far ripartire la produzione. Tra l’altro questo è l’unico modo per ridurre l’impatto della cassa integrazione sui lavoratori diretti, dell’indotto e degli appalti. Abbiamo chiesto che quanto prima si renda disponibile il nuovo ammortizzatore sociale per l’indotto e venga immediatamente riconosciuto, da parte dell’Inps, il pagamento dei lavoratori dell’indennità di cassa integrazione dei mesi scorsi. In merito al piano industriale abbiamo rafforzato l’idea che lo Stato non deve disimpegnarsi dal capitale della futura azienda e quanto prima va discusso insieme con il sindacato».
Per la Fiom «la condizione indispensabile per qualsiasi piano industriale è la piena occupazione di tutti i lavoratori, diretti, degli appalti e dell’indotto. Non possono essere i lavoratori che dopo aver lottato e salvato l’azienda e la produzione dell’acciaio a pagare il prezzo più alto. I tempi prospettati dal Governo per lo sblocco della situazione non sono allineati. Perché c’è un ritardo negli investimenti, necessari ai commissari per intervenire, e sono troppo brevi i tempi per la rimessa sul mercato della ex Ilva». Sindacato e Governo hanno deciso di mantenere aperto il confronto a Palazzo Chigi, «come Fiom lavoreremo a tutti i livelli ad un confronto costante con i commissari per la ripresa della produzione sostenibile e in sicurezza. La siderurgia e l’ex Ilva sono strategici per il nostro Paese e per l’Europa. Per realizzare la transizione con i forni elettrici e il DRI bisogna che l’azienda sia in marcia nella produzione dalla ghisa, all’acciaio fino alla latta. Occorre fare insieme, bene e presto».
Mantiene alta la guardia il segretario nazionale della Uilm, Rocco Palombella: «Dall’avvio dell’amministrazione straordinaria di un mese fa il clima all’interno degli stabilimenti è migliorato, con un rapporto positivo tra azienda e lavoratori e organizzazioni sindacali. Allo stesso tempo continuiamo a registrare impianti fermi, produzione al minimo, migliaia di lavoratori in cassa integrazione, assenza di manutenzioni e di materie prime per la ripartenza. Come descritto dal Commissario Quaranta, la condizione degli altoforni 1 e 2 è drammatica, necessitano di interventi urgenti e importanti e prima di fine anno non avremo tre altoforni in marcia». «Mittal ci ha lasciato solo macerie» è l’accusa di Palombella «e ci vorranno centinaia di milioni di euro e molto tempo per ritornare a una situazione di normalità. Per questo i 320 milioni del prestito ponte e i 150 milioni da Ilva As devono essere immediatamente utilizzabili per le manutenzioni e gli interventi straordinari per riavviare gli altoforni e la produzione, per far rientrare i lavoratori dalla cassa integrazione e dare risposte concrete all’indotto. Il Governo faccia in fretta, non c’è più tempo da perdere e il piano industriale sarà la cartina tornasole del vero progetto che si vorrà mettere in campo». «Gli interventi per i lavoratori e le aziende dell’indotto non sono ancora sufficienti - sottolinea il leader Uilm - e per questo bisogna intervenire più incisivamente sia sui crediti passati che sui tempi e le modalità di pagamento delle attività che stanno svolgendo attualmente». Restano le incertezze: «Non abbiamo ricevuto le necessarie garanzie da parte del Governo ma ci aspettiamo che gli impegni presi siano rispettati nel più breve tempo possibile - conclude Palombella - l’ex Ilva si trova di fronte a un bivio terribile: o si avvia il rilancio e si programma la decarbonizzazione o si va verso la chiusura e il disastro ambientale e occupazionale».
Per il segretario generale della Fim Cisl Ferdinando Uliano e il segretario nazionale Valerio D’Alò «sarà fondamentale capire come e dove allocare le risorse per poter arrivare alla saturazione produttiva di Afo 4 e procedere al riavvio di Afo 2 e Afo 1 dopo i processi manutentivi». Cruciali saranno anche «i tempi di disponibilità delle risorse per gli acquisti di materie prime e questo potrà dare garanzia di riavvio degli impianti e rientro dei lavoratori dalla Cassa Integrazione, Cigs su cui chiediamo un confronto per poter garantire migliori condizioni ai lavoratori in attesa del rilancio impiantistico» aggiungono Uliano e D’Alò, per i quali «al pari di questi temi, bisognerà stabilire il futuro occupazionale dei 1600 lavoratori di Ilva in As anche in relazione alle condizioni di convivenza delle due Amministrazioni Straordinarie, tenendo presente la validità dell’accordo del 6 settembre 2018».
Dall’esecutivo confederale di Usb Francesco Rizzo, Esecutivo Confederale Usb, al termine del tavolo nota vche «la presenza dei commissari ci ha permesso di sapere che è in corso una mappatura dettagliata di ciascun stabilimento, impianto per impianto, che verrà presentata in un report, nei primi quindici giorni del mese di aprile; sarà praticamente la fotografia dell’attuale stato degli impianti, di ciò di cui c’è bisogno perché vengano fatti interventi efficaci e quindi delle risorse che saranno necessarie per garantire la sicurezza e rilanciare la fabbrica dal punto di vista produttivo». La delicata questione dell’appalto, e delle sue criticità, che si ripercuotono sui lavoratori: «Abbiamo auspicato una celere risoluzione per mettere i lavoratori nelle condizioni di tornare a lavoro, e per restituire serenità alle famiglie che da tre mesi attendono il versamento degli stipendi». «Ancora» dice Rizzo «abbiamo presentato le nostre proposte, aggiornate, definite a costo zero, per i lavoratori di Ilva in Amministrazione Straordinaria, di Acciaierie d’Italia, e dell’ appalto, chiedendo al Governo di calendarizzare un incontro per discutere delle stesse».
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