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Ilaria Salis

L’ipocrisia di certa stampa italiana

indignazione per l’incatenamento della Salis, ma in Italia, per Enzo Tortora avvenne la stessa cosa

L’ipocrisia di certa stampa italiana

Qualche giorno fa, la quasi totalità della stampa italiana è caduta nella trappola abilmente tesa dall’Ungheria in materia di rispetto dei diritti umani. I fatti riguardano l’accompagnamento in tribunale ed in catene di Ilaria Salis, la militante italiana accusata di aver compiuto atti di violenza nel corso di una manifestazione svoltasi in quel Paese. Lei si è sempre dichiarata innocente e tuttavia è in carcere da circa un anno, tanto da suscitare la reazione del Ministero degli Esteri Italiano, che ha convocato alla Farnesina l’ambasciatore ungherese in Italia per avere chiarimenti in materia. Ma qual è la trappola? È molto semplice. La stampa italiana ha giustamente mostrato indignazione per l’incatenamento della Salis, ma si è mai accorta che in Italia accade giornalmente la stessa cosa, come dimostrano le famose foto che ritraggono il grande Enzo Tortora e stranamente non Messina Denaro? La stampa italiana si scandalizza per le condizioni disumane delle carceri ungheresi, ma si è mai accorta che che in Italia c’è un affollamento penitenziario elevatissimo, che supera le 10.000 unità in eccesso, che molte celle non sono dotate di docce, che i reclusi dispongono di pochissimi metri quadri nel quali fare tutto? Ecco la trappola ungherese: sono state fatte circolare delle immagini che hanno giustamente suscitato indignazione da parte di una stampa che analoga indignazione non sempre esprime per episodi analoghi che si verificano in Italia. La stampa domestica si è mai chiesta il perché la legge sulla istituzione del Garante dei detenuti, sollecitata dall’U.E., sia stata ampiamente vanificata con la nomina in quella funzione di ex magistrati o, addirittura, di ex dirigenti generali del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, vale a dire gli stessi che hanno nominato i direttori delle carceri? Si sono mai chiesti, i solerti giornalisti italiani, quante denunce i “comodi” garanti hanno presentato a carico delle direzioni degli istituti di pena o a carico di personale della polizia penitenziaria o di magistrati di sorveglianza e per quali ragioni? Si nono mai chiesti come mai, nelle prigioni italiane, si verifica un suicidio ogni due o tre giorni e si “cade” troppo spesso dalle scale? Si sono mai chiesti quanti sono i detenuti che lavorano e studiano e perché siano così pochi? Si sono mai chiesti quanti reclusi e per quante ore alla settimana vengono sottoposti a misure di assistenza psicologica e quanti ricevono le giuste cure mediche senza attendere mesi e mesi? Ecco, l’Ungheria ci ha teso una bella trappola nella quale una certa stampa italiana è caduta in pieno, perché si è fatta contestare, giustamente, le stesse cose che, ingiustamente, accadono nel nostro Paese. Non so cosa accadrà a Ilaria Salis, né so se sia o meno innocente o colpevole. So, però, in che condizioni vivono i reclusi italiani e come vengono trattati in aperta e forse persino compiacente violazione dell’art. 27 della Costituzione italiana, scritto da chi in carcere c’era stato!

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