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La crisi
27 Ottobre 2023 - 06:00
I ministri Urso e Giorgetti
Le prospettive industriali del siderurgico tarantino al centro dell’audizione dei ministri Urso e Giorgetti im Commissione Attività Produttive di Camera e Senato.
«Serve un chiaro progetto - ha dichiarato il ministro per il Made in Italy Adolfo Urso - un piano siderurgico nazionale che possa e debba avere ricadute benefiche su vari settori dell’industria italiana impegnati alla duplice ed importante sfida della transizione digitale e green». «L’ex Ilva, in questi ultimi travagliati anni, ha registrato una produzione ben al di sotto delle performance storiche indispensabili alla sostenibilità occupazionali e di mercato. Nel 2020 sono state prodotte appena 3,4 milioni di tonnellate, nel 2021 alle migliori condizioni di mercato Adi ha prodotto appena 4 milioni di tonnellate e nel 2022 la produzione si è fermata a 3,1 milioni. Dieci anni fa erano 6,2 milioni di tonnellate prodotte: esattamente il doppio di quanto prodotto nel 2022. Nel 2023 si teme una performance simile, ben al di sotto dei 4 milioni». Riguardo al futuro del sito ha aggiunto «ci sono stati molti incontri con il socio privato e l’azienda. Le interlocuzioni proseguono e sarà nostra cura informare Parlamento e sindacati con cui ci siamo impegnati per un continuo confronto». Quello dell’ex Ilva, ha osservato Urso «è un sito strategico ed è da scongiurare a ogni costo, questo è l’impegno del Governo, la chiusura de facto, ovvero per inerzia, e la liquidazione dell’azienda». «Mentre percorriamo questa strada dobbiamo garantire, lo riteniamo improrogabile, la salvaguardia degli impianti, la tutela della sicurezza del lavoro e il raggiungimento dei livelli di produzione necessari». Il ministro ha poi rimarcato «All’interno di un lavoro di squadra si colloca quanto fatto dal ministro Fitto su Coesione, Pnrr e Affari europei». Evidenziando anche come «Il Governo Conte 2 toglie nel 2019 lo scudo penale, un atto considerato dalla maggior parte degli osservatori, come politicamente decisivo per gli accadimenti successi. L’investitore Mittal, infatti, rende noto a quel punto, l’intenzione di rescindere l’accordo e provvede a deconsolidare l’impianto. Questo ha di fatto significato il disimpegno dell’azienda».
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel corso dell’audizione ha dichiarato: «Si attende che il cda della società valuti se vi sia esigenza di un nuovo apporto da parte dei soci e lo quantifichi nonchè che i soci, ad iniziare dal socio privato che detiene la maggioranza, assicurino il necessario supporto finanziario in coerenza con le rispettive quote».
Dario Iaia, deputato FdI: «Il Ministro Urso ha rimarcato il lavoro di squadra. Nessun piano segreto ma massimo impegno per salvaguardare ambiente, salute e lavoro. Nel corso dell’audizione in Commissione Attività produttive, il Ministro Urso ha chiarito, così come già fatto dal presidente Franco Bernabè, che la situazione finanziaria di ex – Ilva è stata determinata dalla cancellazione dello scudo penale da parte del governo Conte bis, targato Pd e M5S. In quel momento, con il venir meno da parte del Governo agli accordi conclusi con Mittal si è causata l’uscita della azienda dalla holding di Mittal e la conseguente non bancabilità di un’azienda che fattura 3 miliardi di euro che comincia ad essere costretta ad operare senza poter accedere al credito bancario. In più, Urso ha precisato come fosse a conoscenza del memorandum sottoscritto dal ministro Fitto l’11 settembre a nome di tutto il Governo e che si tratta semplicemente di una tappa di un percorso complesso per addivenire ad un contratto in grado di garantire il rilancio dell’azienda e di tutti gli investimenti in tema di decarbonizzazione. Ha poi, rivendicato il ministro Urso che il Governo ha impegnato 680 milioni per dare una iniezione di liquidità all’azienda, così da assicurarne la continuità e ha evidenziato come il miliardo previsto per i forni elettrici solo per motivi contabili è stato spostano dal Pnrr ai fondi di coesione e sviluppo».
Ubaldo Pagano, deputato Pd: «Con l’audizione di Urso e Giorgetti abbiamo toccato il punto più basso sull’intera questione Ex-Ilva da diversi anni a questa parte. Mentre i Ministri di questo Governo prendono accordi segreti con una multinazionale che in questi anni ha fatto disastri in ogni ambito della vita dell’acciaieria, il Parlamento viene trattato alla stregua di un bambino che vuole interessarsi degli affari dei grandi. Ma fuori dai “palazzi” ci sono ancora 3mila lavoratori in cassa integrazione, un piano ambientale rimasto monco, impianti che cadono a pezzi e un indotto che aspetta da tempo che Acciaierie d’Italia saldi i propri debiti. In un anno di Governo Meloni abbiamo sperperato centinaia di milioni di euro senza nessun progresso e ora rischiamo di veder regalare altri 2 miliardi a un socio privato che vuole solo vedere morire la fabbrica. Continueremo a pretendere al fianco dei sindacati che i progetti pensati e finanziati dai nostri governi, decarbonizzazione in primis, vengano portati avanti senza se e senza ma. Se hanno il coraggio vadano a Taranto a spiegare cosa stanno combinando in questi mesi e perché di rilancio verde dell’acciaieria non se ne sente più parlare».
Mario Turco, senatore M5S: «Ancora una volta il ministro Urso ha dimostrato di non conoscere l’attuale situazione dell’Ex Ilva e della realtà in cui vivono i tarantini. Nell’audizione di ieri ha raccontato una storia distorta, in cui non ha detto che l’impianto è ancora sotto sequestro per disastro ambientale, che ci sono state diverse sentenze di condanna, anche a livello europeo, nonché studi scientifici e raccomandazioni di organi internazionali (Onu e Oms) che hanno dimostrato il nesso di causalità tra salute e inquinamento, e che ancora l’impianto non è in sicurezza ed emette sostanze inquinanti. Omettere tutti questi aspetti significa non conoscere la realtà e quindi i problemi nelle loro varie dimensioni non verranno mai risolti. Il governo continua a nascondere la polvere sotto il tappeto: vuole risolvere tutte le questioni ambientali e sanitarie con il ripristino dello scudo penale. Per noi tutto questo è inaccettabile. Il ministro, poi, ha definito l’ex Ilva competitiva, dimenticando però che l’azienda ha già terminato il prestito di 680 milioni di euro concessi solo a gennaio: fondi per pagare i debiti e garantire gli approvvigionamenti, nonché la sicurezza degli impianti. Inoltre lo stesso ministro si contraddice quando da una parte annuncia la fantomatica decarbonizzazione, senza dire con quali soldi realizzarla, dall’altra, dice che sono pronti a concedere la nuova A.I.A., (Autorizzazione Integrata Ambientale) che prevede la sola continuità produttiva del ciclo integrale a carbone per altri 12 anni, unitamente alla realizzazione di un inceneritore dove bruciare oltre 60.000 tonnellate di materiale plastico».
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