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Martina Franca
08 Agosto 2023 - 06:00
La premiazione di Pier Luigi Pizzi
MARTINA FRANCA - Maestro dell’arte scenica di fama internazionale e protagonista della storia del teatro e della lirica. Pier Luigi Pizzi, 93 anni compiuti, da 72 sulle scene come regista, scenografo e costumista, i suoi allestimenti hanno aperto un nuovo corso nel teatro e nella lirica dagli anni ’50 del Novecento. È tornato a Martina a distanza di quattro anni. Nell’edizione del 2019 ha firmato “Matrimonio segreto” di Cimarosa e “Ecuba” di Manfroce, apprezzatissime dal pubblico; l’opera di Manfroce anche da quello televisivo di Rai 5. Sono due dei quattro allestimenti curati da Pizzi per il Festival dopo “Francesca da Rimini” di Mercadante nel 2016 e l’indimenticabile “La Grande Dûchesse de Gerolstein” di Offenbach nel 1996.
Quest’anno, in occasione della 49^ edizione del Festival della Valle d’Itria è tornato per ritirare il Premio Rodolfo Celletti. Il riconoscimento gli è stato consegnato dal presidente della “Fondazione Paolo Grassi” Michele Punzi venerdì sera 4 agosto durante l’intervallo della terza recita de “Il turco in Italia”.
Pizzi a Martina è un volto noto non solo negli ambienti musicali. Per le vie del centro storico la gente lo saluta chiamandolo Maestro e lui ricambia, rispondendo con tono sempre cortese e un sorriso.
Il pubblico gli ha riservato anche questa volta un’accoglienza calorosa che lui spiega di aver apprezzato molto. “È stata una serata molto piacevole, con un’atmosfera serena e affettuosa. Sono stato accolto molto bene e questo mi ha onorato, come mi ha onorato ricevere il premio che ho voluto condividere con mio figlio Massimo Pizzi Gasparon che il pubblico conosce come Gasparon”. Regista, scenografo, costumista e light designer Gasparon nel corso degli anni ha firmato sei spettacoli al Valle d’Itria l’ultimo dei quali quattro edizioni fa, “Orfeo” di Porpora.
Tornare quattro anni dopo, non trovare figure storiche e incrociare volti nuovi rende l’idea del tempo che passa. Fra passato e presente, tutto scorre fra assenze e avvicendamenti. Un pensiero Pizzi lo dedica a chi non c’è più. “Conoscevo bene Franco e Giuseppina (moglie di Franco Punzi ndr). Lei non c’era più quando sono tornato la volta precedente, nel 2019. Di Franco ho saputo e mi è dispiaciuto molto. Non nascondo che mi ha fatto un certo effetto non incontrarlo, con la sua gentilezza e il suo sorriso. Purtroppo il tempo passa anche per me. Mi ha fatto piacere conoscere il nuovo giovane presidente Michele Punzi”. I 93 anni compiuti a giugno, quasi in coincidenza con la seconda laurea honoris causa, ricevuta dall’Università Statale di Milano, non gli impediscono di pensare al futuro. Nel 2019 aveva impegni per i successivi quattro anni e oggi ha più o meno lo stesso orizzonte temporale. “Ho firmato vari contratti, se Dio mi assiste per i prossimi anni ho diversi impegni fino a dicembre e il prossimo anno. Continuo a lavorare con lo stesso entusiasmo e la stessa felicità creativa. Anzi in qualche modo il tempo che passa mi fa maggiormente riflettere sull’impostazione che do agli spettacoli. Molti sono spettacoli che ho ripreso perché oggi ho la capacità di ripensare. Mi sembra di aver superato l’età della saggezza – dice sorridendo - e di aver ritrovato l’età dell’innocenza. Sono nella professione da 72 anni, prima come scenografo e costumista e poi dal 1977 come regista, col “Don Giovanni” di Mozart al Regio di Torino, con Ruggiero Raimondi come protagonista. Un debutto molto impegnativo. Da quel momento ho assunto tutta la responsabilità dello spettacolo. Sono felice di lavorare e non saprei immaginare la mia vita senza il mio lavoro”. Le dichiarazioni di Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, sull’ambientazione de “Il Turco in Italia” in una spiaggia pugliese negli anni ’60 hanno fatto molto rumore ma Pizzi preferisce dribblare le polemiche: “Mi hanno raccontato qualcosa ma non le ho lette. Vittorio è un amico di una vita. A volte esterna pensieri diciamo… dirompenti”. Fra una regia e l’altra nei templi italiani della lirica, Pizzi ha pubblicato anche un altro libro dal titolo “Non si può mai stare tranquilli Incontri di vita e di teatro”. Fra grandi nomi e aneddoti, pezzi di vita del regista e di storia dello spettacolo, spunta anche Martina col suo Festival. “Il libro è uscito un paio di mesi fa. L’ho presentato alla Scala, a Pesaro e a Torre del Lago, dove sono stato impegnato di recente. È stato accolto con molta curiosità e anche tanti consensi. Sono contento di aver fatto questa esperienza impegnativa che riguarda un arco molto più ampio della mia vita. Ho vissuto la maggior parte della mia vita in teatro, così ho raccontato il mio mondo, le mie esperienze, i tantissimi incontri che ho fatto.
C’è anche il Valle d’Itria, il mio ricordo è legato a Lucia Valentina Terrani come protagonista de “La Grande Dûchesse de Gerolstein”, la sua ultima opera prima che una terribile malattia la strappasse alla nostra ammirazione e ai nostri affetti. Ci sarebbe stato ancora molto da dire. Bisognerà provare a scrivere altre memorie!”. Certamente in tanti glielo augurano di cuore.
Annalisa Latartara
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