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Il Siderurgico

«Dialoghiamo, ma pronti ad iniziative clamorose»

Le aziende riunite in A.I.G.I.

Lo stabilimento di Taranto

Lo stabilimento di Taranto

La via maestra con il Governo resta quella del dialogo, «ma non si escludono clamorose iniziative di protesta qualora la situazione di gravissima confusione che ruota attorno lo stabilimento siderurgico non si dovesse chiarire in tempi strettissimi»: gli imprenditori dell'indotto siderurgico aderenti ad Aigi chiedono, ancora, la convocazione di un tavolo tecnico con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy dove poter avanzare e discutere una piattaforma di proposte concrete che potrebbero risollevare le aziende dalla grave crisi in cui sono ripiombate.

Istanze già portate all'attenzione del Ministro Adolfo Urso ma sulle quali sinora non si sono registrati riscontri, dicono dall'associazione.

Ma cosa chiedono, in concreto, le aziende che si riconoscono nell'associazione? «L'applicazione dell'art. 17 ter D.P.R. 633/72 che riguarda la scissione dei pagamenti (Split Payment e certificazione del credito)  in virtù della  partecipazione statale all'interno  di Acciaierie d'Italia con possibilità di successiva compensazione in F24 di contributi rateali e previdenziali/assistenziali». E, ancora, si punta a «riconoscere i crediti delle imprese dell'area di crisi complessa di Taranto come privilegiati e di concedere la possibilità a tutte le aziende dell'indotto  dell'area di Taranto di avviare la cassa integrazione con pagamento diretto da parte dell' Inps indipendentement e dall'indice di liquidità».

Ma Aigi punta anche sulla «misura "rilascio area di crisi industriale Legge 181/89" a fronte del credito proveniente dall'ormai nota amministrazione straordinaria del 2015 che è costata all'indotto 150 milioni di euro. Si creerebbero così investimenti, diversificazione produttiva e il conseguente recupero di posti di lavoro diretti e indiretti», si spiega. Viene ricordato che «proprio a causa dell'amministrazione straordinaria dell'ex Ilva le aziende dell'indotto si trovano oggi a dover fare i conti con un rating bancario inappropriato. È necessario un intervento che possa garantire una reciproca fiducia con gli istituti bancari, creando i giusti presupposti per la cessione del credito favorevole a superare la fase di transizione economica nei prossimi mesi».

Per il raggruppamento di imprese presieduto da Fabio Greco «la salvezza di questo territorio passa dalla realizzazione di un fronte comune intorno alle aziende che costituiscono, con le loro attività produttive, una quota parte del prodotto interno lordo regionale e nazionale: ecco perché, al Governo, Aigi chiede di attivare una cabina di regia condivisa tra istituzioni e indotto nella quale condividere strategie per valutare insieme la strada migliore per tutelare l' ambiente , la produzione e il tessuto sociale e salvaguardare il presente e il prossimo futuro delle aziende dell'indotto».

Gli imprenditori chiedono al Governo «legittimo sostegno in questo particolare momento di transizione per traghettare l'economia del territorio verso solide certezze, altrimenti non tarderanno a far sentire forte la voce della protesta».

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