Ci sono libri necessari e ci sono libri inutili. Poi ci sono i libri indispensabili. Quelli che cambiano la nostra prospettiva sul mondo, sul nostro comportamento abitudinario. No Logo di Naomi Klein è un libro che dovete leggere per capire la deriva del mondo occidentale e il grosso rischio della golbalizzazione incontrollat, in cui tutto è succube del mercato e la risposta che ne deriva è l’assolutismo autoritario di alcuni regimi che non sono più molto lontani da noi e dalla nostra idea di Europa libera. Forse tra Kiev e Theheran la strada è meno breve di quanto immaginiamo e in definitiva, leggere è l’antidoto migliore alla cultura residuale di una socità di massa malata di spettacolo e priva di arte in cui un bacio o peggio una legittima protesta ‘irritano’ il Goveno italiano. Se avessimo letto qualche libro in più saremmo, oggi, in grado anche di riflettere e irritarci per molto altro. NELLO SCAVO - “Kiev” - Garzanti Nello Scavo, tra i più esperti e premiati corrispondenti di guerra italiani, raggiunge la capitale ucraina a metà febbraio 2022, quando la minaccia di un attacco russo si fa sempre più insistente, ma ancora in pochi credono possibile un’invasione militare da parte di Vladimir Putin. Da quel momento, registra senza censure il rapido tracollo di una situazione che si fa sempre più pericolosa: la dichiarazione dello stato di emergenza, il trasferimento delle ambasciate, e poi le esplosioni, le colonne di carrarmati, il disperato esodo dalle città. Giorno dopo giorno descrive i movimenti delle truppe russe e la resistenza degli ucraini; approfondisce le conseguenze politiche ed economiche dei combattimenti; svela le ragioni ideologiche alla base delle decisioni dei leader. Allo stesso tempo non dimentica la dimensione umana del dramma in corso, raccogliendo le testimonianze dirette di chi da un momento all’altro ha dovuto abbandonare la casa, ha perso la famiglia, ha scelto di imbracciare un fucile. Kiev è il diario personale di un conflitto nel cuore dell’Europa, scritto sul campo da un giornalista chiaro nello spiegare le ragioni di quanti la guerra la decidono, ma soprattutto capace di dare voce a coloro che questa tragedia sono costretti a subirla. AZAR NAFISI - “Leggere Lolita a Teheran” - Adelphi Quando uno dei suoi studenti più islamizzati le contesta il diritto di tenere un corso sul Grande Gatsby – equiparato al Grande Satana –, Azar Nafisi decide di allestire un processo davanti all’intera classe, e di assumere in prima persona il patrocinio del romanzo. Una tecnica certo poco ortodossa, che tuttavia non stupirà più di tanto il lettore di questo sconvolgente racconto autobiografico. Nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, mentre le strade e i campus di Teheran erano teatro di violenze tremende – e qui descritte con la precisione di un testimone partecipe e sgomento –, Azar Nafisi ha infatti dovuto cimentarsi in un’impresa fra le più ardue, e cioè spiegare a ragazzi e ragazze esposti in misura crescente alla catechesi islamica una delle più temibili incarnazioni dell’Occidente: la sua letteratura. Per riuscirci, è stata costretta ad aggirare qualsiasi idea ricevuta e a inventarsi un intero sistema di accostamenti e immagini che suonassero al tempo stesso efficaci per gli studenti e innocue per i loro occhiuti sorveglianti. Il risultato è uno dei più toccanti atti d’amore per la letteratura mai professati – e insieme una magnifica beffa giocata a chiunque cerchi di interdirla. Antonio Mandese Libraio ed editore
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