Storia di un cinema e di una famiglia. E, se vogliamo, storia di un pezzo della città e della sua evoluzione. Dalla storica sala del 1919 alla multisala che dal 2 giugno offrirà comfort e alta tecnologia. Il cinema è il Savoia, la famiglia è quella dei fratelli Lelio, Andrea e Antonio Miro, che hanno ereditato passione e volontà imprenditoriale per proseguire e proiettare nel futuro una avventura cominciata dal nonno Catello agli inizi del ‘900. Gli ambienti sono sempre quelli di via Leonida, ingranditi grazie ad ulteriori spazi ricavati da magazzini, camerini e da quella che era proprio la casa del capostipite. Così, grazie ad un abile intervento di ingegneria e architettura, ecco che sono nate sei sale divise in due piani, per un totale di circa 600 posti. La più grande ha 190 poltroncine, la più piccola è una 36 posti con divanetti e tavolini, una sorta di sala vip utilizzabile anche per eventi privati. Sistema audio ai massimi livelli: Dolby Atmos, Dolby Surround 7.1; immagini in 4k e tre sale attrezzate per il 3D. E, sorpresa, in una delle terrazze esterne potrebbe sorgere anche una piccola arena. Ma questo è un progetto ancora in là da venire. Intanto il 2 giugno, alle 17, simbolico taglio del nastro con la proiezione dei film del momento: “Jurassic World - Il dominio” che sarà proiettato anche in lingua originale; “Top gun - Maverick”, “Nostalgia”, e il nuovo “Doctor Strange”. Palpabile l’emozione dei tre fratelli nella presentazione alla stampa. «Questo cinema - ha ricordato Lelio Miro - nacque intorno alla casa dei nonni che era circondata da un giardino. Mia nonna Caterina apriva il cinema anche nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. Con quei sacrifici ci è stato consentito di studiare e questo senso di gratitudine che abbiamo verso il Savoia vogliamo restituirlo alla città». Non è stato facile portare a termine l’impresa: «Purtroppo l’investimento è coinciso con il periodo peggiore che abbiamo vissuto: la pandemia. Ma ce l’abbiamo fatta, la passione ha superato gli aspetti economici e siamo orgogliosi di dire che questo è un esempio di città che funziona: tutte le imprese e i professionisti che hanno lavorato sono di Taranto, mentre il progetto è stato curato dall’architetto Celata di Roma che ha una esperienza specifica in questo settore». Realizzato con fondi privati, mutui bancari (Banca di Taranto, Iccrea, Intesa) e una parte di risorse pubbliche utilizzando misure del Mibact e della Regione, il Savoia ha anche una app che consente di acquistare biglietti da remoto saltando la fila in biglietteria con accesso immediato nelle sale. Sottoscritta una convenzione con Kyma Mobilità (Amat) per parcheggiare a prezzo ridotto nell’area dell’arena Artiglieria. L’idea della multisala arriva da lontano, come ha spiegato Andrea Miro: «Ci pensavo dagli anni ‘90 e abbiamo girato a lungo per individuare i siti, pensare ai progetti. Infine abbiamo deciso di farlo proprio qui, al Savoia, dove è nata la nostra storia». E la storia non sarà un aspetto secondario della programmazione: «La prossima settimana manderemo in programmazione “Lo chiamavano Trinità”, il film culto con Terence Hill e Bud Spencer che insieme ad altri amici abbiamo convinto la Cineteca di Bologna a restaurare». Ma la speranza forse più profonda di questa coraggiosa impresa è quella di riportare il pubblico nelle sale: «Vogliamo - ha detto Antonio Miro - che soprattutto i ragazzi assaporino la differenza tra le emozioni che suscita un film visto al cinema e uno visto in streaming magari sul telefonino. Il pubblico dei più giovani è proprio quello che è mancato negli ultimi anni e vogliamo portarlo in sala». E questa sì che è una scommessa. Enzo Ferrari Direttore Responsabile
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