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il personaggio
06 Giugno 2025 - 15:54
Giulio Pagani (a destra) assieme a Pino Rapetti
Uno dei protagonisti degli anni d’oro della commedia dialettale e fra le prime voci del periodo glorioso delle emittenti radiofoniche ci ha lasciato. Si tratta di Giulio Pagani, i cui funerali sono stati celebrati giovedì pomeriggio in San Pasquale. Giulio Pagani approdò al teatro dopo una lunga ed entusiasmante esperienza ai microfoni di Radio Taranto, la prima emittente tarantina che iniziò a trasmettere da un appartamento in via Leonida 67. Era il 20 ottobre del 1975. La voce che i tarantini ascoltarono inizialmente, sintonizzandosi sui 102,500 MHz, fu quella di Loris Pepe, fantasioso disc-jockey che fu l’ispiratore dell’iniziativa assieme a Gianni Madaro e ai fratelli Mario e Franco Lauria.
Fra i collaboratori di Radio Taranto, poi conosciuta anche come Radio Taranto Stereo 105, si susseguirono, per i notiziari, Walter Baldacconi (poi direttore del tg di Studio 100 e oggi a Telerama), Domenico Esposito assieme a Marino Abbracciavento, Emilio Conte, Lino Campicelli e Gianni Carrieri, che raccontavano le imprese del Taranto e delle altre realtà sportive locali, Nino Bucci (ispettore del Corriere della Sera e ottimo declamatore di poesie in radio), Mariella Marsico (“Nocciolina”) che faceva un trio con Francesco Santarcangelo e Massimo Farese (“Cocorito”), Peppe Trani, Rita Madaro, Ele Pepe, Checco Petraro, Netty Russo e altri ancora.
Tanto, secondo quanto riportato nell’ampio articolo a firma di Claudio Frascella, apparso nell’agosto del 2005 su “Voce del Popolo”, quindicinale rinato da un’idea di Tonio Attino e diretto da Paolo Aquaro.
Cavalli di battaglia di Radio Taranto non furono soltanto la musica e i notiziari ma anche i programmi sulla tarantinità, fra tradizioni popolari e poesie dialettali. Fra questi, “I quiz di Nonno Cataldo”, partita nell’agosto del 1976 condotto appunto da Giulio Pagani, che interpretava “Nonno Cataldo” e da Angelo Fanelli, nel ruolo del “Signor No”, emulando il notaio Ludovico Peregrini delle trasmissioni di Mike Buongiorno; insieme a loro c’era Peppe Trani (“Attamianine”). Il gioco consisteva nell’enunciare un termine in dialetto tarantino, chiedendo ai radioascoltatori di indovinare il corrispondente in lingua italiana, offrendo inoltre l’opportunità a quanti telefonavano di salutare in diretta amici e parenti. La trasmissione ebbe subito un gran seguito, permettendo in questo modo di far tornare in auge il nostro dialetto, che rischiava di finire nel dimenticatoio. La prima serie andò avanti ogni sabato pomeriggio fino al giugno del 1977, per riprendere poi dopo la pausa estiva, a ottobre, cambiando la formulazione delle domande e trattando in particolare dei vari mestieri di un tempo.
Giulio Pagani si misurò anche in altro genere di programmi radiofonici, come “Polvere di Stelle”, assieme all’amico Mimmo Sportelli, fra musiche e facezie varie, la cui sigla era “Stardust” (traduzione inglese di polvere di stelle), il famoso brano composto nel 1927 da Hoagy Carmichael e che conta il maggior numero di incisioni discografiche, fra cui quella di Alexander, appunto utilizzata nel programma radiofonico.
La verve di Giulio Pagani attirò ben presto l’attenzione di Bino Gargano, noto commediografo e regista di commedie dialettali, che lo chiamò a far parte della sua compagnia, intitolata a Lina Casavola.
L’attore accettò subito l’invito di Gargano a fare squadra, ritrovandosi in compagnia di Enzo Falcone, Edmondo D’Auria, Pino Rapetti, Gianna De Bartolomeo, Renato Forte, Gianni Amati, Tonino Schiedi ed altri ancora.
“Debuttammo al teatro Verdi con uno dei capolavori di Bino, che contò oltre cento repliche nel corso degli anni: ‘Noblesse oblige’ – ricorda Renato Forte - Giulio Pagani interpretava il barone Stecchettini della Rocca, il protagonista, di cui io ero il figlio. Il lavoro fu compreso nel cartellone teatrale di Italsider e Comune; la nostra fu l’unica compagnia dialettale partecipante alla rassegna, assieme alle più famose realtà dell’epoca. Assieme a ‘Noblesse’ in seguito interpretammo tutti gli altri lavori di Bino, quali, per esempio, ‘Natale cu’ a tredecèseme’, ‘U cuggione d’a Reggine’ e ‘’A Rote’.
Ricorderò sempre Giulio come un ottimo compagno di palcoscenico oltre che come un grande amico”.
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