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il ricordo
02 Maggio 2025 - 16:56
Mimmo Carrino
I tarantini giovedì scorso hanno affollato la chiesa di Sant’Antonio per l’ultimo saluto al cantautore Mimmo Carrino, deceduto dopo lunga malattia a 77 anni. Egli conobbe grande popolarità negli anni settanta grazie alle canzoni dialettali diffuse dalle emittenti private. La più famosa, “A fruskelona meje”. Erano gli anni in cui i tarantini iniziavano a essere fieri delle proprie radici, con le trasmissioni su proverbi, modi di dire e usanze scomparse e la declamazione di poesie dialettali. E affianco a tutto ciò, le canzoni di Saverio Nasole e, appunto, quelle di Mimmo Carrino.
Quella canzone che gli dette notorietà fu incisa in un 45 giri nel ’71, nello studio di registrazione dei fratelli Taccogna, allocato in istituto scolastico privato in via Monteoliveto a Napoli. Il tutto sembrava finire lì, con le copie del disco destinate a impolverarsi fra gli scaffali finché, ricordava il cantautore, Studio 100 Radio lo riscoprì e, per le numerose richieste degli ascoltatori, iniziò a trasmetterlo sempre più frequentemente. E tante altre radio private presero a fare altrettanto.
«In breve andarono esaurite le 30mila copie in circolazione, vendute soprattutto da De Fazio, in via Di Palma – raccontava – Sarebbe stata opportuna una ristampa, ma tante circostanze me lo impedirono. Comunque guadagnai un sacco di soldi grazie ai diritti della Siae, che potevano essere di più se tante emittenti avessero inserito il brano nell’apposito borderò».
“A fruskelona meje” non era proprio un episodio isolato scaturito da chissà cosa, ma era il frutto di una consolidata preparazione musicale che aveva permesso a Mimmo Carrino di suonare con gli Showmen, che spopolavano negli anni sessanta, e poi con il gruppo tarantino dei Glom.
«La passione per il dialetto – riferiva – scaturiva da una lunga frequentazione con l’ambiente di personalità di spicco come Edmondo D’Auria, Pino Rapetti, Bino Gargano, Saverio Nasole… Per Bino Gargano aveva scritto i motivi e le canzoni di commedie come “Arrevò Pirre e spiccio a pacchie” e soprattutto “U cuggione d’a regine”. Il caro Enzo Falcone mi ha molto aiutato nell’imprimere maggior impatto recitativo ai versi di "A frusckelone meje", per inciso dedicato alla mia ex moglie, donna forte di carattere che mi ha stimolato tanto nel conseguire la laurea, per inserirmi nel mondo della scuola».
L’impegno nella musica non lo distolse dall’insegnamento di materie artistiche espletato all’università di Urbino, dove si era laureato. Raggiunta l’età della pensione, Mimmo Carrino volle ritornare alla terra natìa e riprendere a scrivere canzoni, come “Ie so’ ‘u mare”, “Nu tesore inde ‘a nave” e soprattutto “Na canzone”, dedicata a tutti i tarantini per stimolarli ad amare maggiormente la loro città. Egli volle anche rendere omaggio a Urbino e alla sua antichissima università con il motivo “Urbino…quelli che una volta erano all’Università”, in cui ricordava gli anni della sua gioventù.
Era solito eseguire questi brani per gli amici in popolari ritrovi della città vecchia, accompagnandosi con la sua inseparabile chitarra. Il suo sogno era di realizzare un cd con queste e altre canzoni, raccolte in una musicassetta realizzata in modo artigianale, di cui alcuni esemplari furono donati alle persone a lui più care.
Ora le canterà per la gioia degli angeli, di San Cataldo, di Sant’Egidio e degli artisti tarantini con cui ebbe modo di condividere l’amore per la sua città.
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