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rubrica poetica
23 Marzo 2024 - 08:00
Macchie di colore
La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:
Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione cartacea e digitale del sabato e visibili online la domenica mattina dalle ore 9:00.
Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera e sui canali social.
Le tre poesie pubblicate sabato 23 marzo sono:
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Ho vissuto nella tua vita
e mi sentivo a mio agio.
portavo i tuoi panni interiori,
dimenticandomi dei miei.
Avevo occhi pieni di te profondi e bui,
erano la mia unica luce.
I giorni densi di te,
davano un senso a quelli vuoti di me.
E mi riempivano
dando senso, alle ore condivise.
Erano albe durevoli,
che coloravano il cuore,
temporali autunnali,
che spazzavano via tutto.
Mi hai lasciato il nulla
ed adesso sono sola,
come un’alba invernale,
bella e solitaria.
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di Carmen Altamura di Bari
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Recensione
La poesia inizia con un’immagine di completa immersione nell’altro: “Ho vissuto nella tua vita/ e mi sentivo a mio agio”, suggerendo una fusione totale tra la protagonista e il suo amato. Questa congiunzione diventa ancora più evidente con l’immagine dei “panni interiori” che la protagonista indossa, dimenticando i propri. Questa metafora evidenzia la perdita di sé stessa nel tentativo di adattarsi all’altro. La metafora degli “occhi pieni di te profondi e bui” rappresenta la percezione distorta della realtà che la protagonista ha sviluppato, in cui il partner diventa la sua unica fonte di luce e significato. Questo contrasta con i momenti “vuoti di me”, sottolineando la perdita di identità e l’assenza di senso personale. Quando il partner se ne va, la protagonista è lasciata sola come un’alba invernale, “bella e solitaria”. Questa immagine trasmette una sensazione di bellezza e desolazione, invitando il lettore a riflettere sulla natura effimera delle relazioni umane. Una poesia toccante che esplora con profondità il tema della dipendenza emotiva e della ricerca dell’identità individuale. Con una prosa coinvolgente e immagini suggestive, Carmen Altamura cattura l’essenza delle relazioni umane e invita il lettore a riflettere sulle complesse sfaccettature dell’amore e della perdita.
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Sfiorirà il corpo
e l’anima incontrerà l’eterno,
svuotata di sorrisi
ombre sperdute i nostri visi
non abbracci accoglienti
ma vane parole,
perdute
parole figlie del vento
libere nell’universo
dove l’anima
fluttua nel vento,
parola taciuta
corteccia sdrucita
su labbra mute
su labbra
per sempre perdute.
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di Mariangela Cerini di Goito (ME)
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Recensione
La poesia è un viaggio profondo nell’essenza dell’uomo e della sua relazione con l’eternità. Con una prosa densa di significato e immagini suggestive, l’autrice esplora il momento del trapasso e la transizione dell’anima verso una dimensione senza confini. Il verso iniziale, “Sfiorirà il corpo/ e l’anima incontrerà l’eterno”, getta le basi per il tema centrale della poesia: il distacco del corpo e il libero volo dell’anima nell’infinito. Attraverso immagini come “ombre sperdute i nostri visi” e “parole figlie del vento”, Mariangela Cerini dipinge un quadro di desolazione e trasformazione, in cui la materialità cede il passo alla spiritualità. La poetessa riflette sulla natura effimera della vita terrena e l’inevitabilità della morte, rappresentata dalla “corteccia sdrucita” e dalle “labbra mute”. Tuttavia, l’anima non è relegata al nulla, ma si libera nell’universo come “parola taciuta”, mantenendo una sorta di presenza eterea e senza tempo. È una poesia intensa che invita il lettore a confrontarsi con l’inevitabilità della morte e con la natura eterna dell’anima. Con una prosa suggestiva la poetessa offre un’esperienza poetica che tocca le corde più profonde dell’esistenza, portando il lettore a riflettere sulla bellezza e la complessità della vita e dell'oltre.
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Arriva impetuoso e insidioso.
Si annuncia con suono stridente.
Ti taglia la faccia e le orecchie.
Si arriccia, volteggia nell’aria.
Vibrano le cime degli alberi.
Sbattono come ali di uccelli impauriti.
Mulina ogni cosa che incontra.
Le foglie ormai morte sono zombi.
Ti roteano intorno.
Mi scompiglia i capelli ben fatti.
Mi spinge senza chiedermi nulla.
Un foglio mi si attacca sul petto.
Lo tengo ben stretto.
Rosse parole si snodano.
“Amore ritorna, difficile vivere”.
Il fischio del vento si placa.
Le foglie ricadono a terra.
Il sole riprende a sorridere.
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di Maria Celano di Torino
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Recensione
La poesia cattura l’essenza dinamica e potente del vento, incarnando metaforicamente le varie sfaccettature dell’esistenza. Maria Celano dipinge un quadro del vento che arriva con forza e determinazione, annunciando la propria presenza con un suono stridente che taglia il viso e le orecchie. Attraverso immagini come “si arriccia, volteggia nell’aria” e “vibrano le cime degli alberi”, l’autrice trasmette la sensazione di movimento e vitalità che il vento porta con sé. La poesia raggiunge il suo culmine con l’incontro tra il vento e il protagonista, rappresentato dal foglio che si attacca al petto e dalle parole rosse che si snodano, portatrici di un messaggio profondo e intimo: “Amore ritorna, difficile vivere”. Queste parole incarnano il desiderio umano di amore e relazione, anche nei momenti di difficoltà e turbolenza. La quiete dopo la tempesta viene rappresentata dal fischio del vento che viene placato, il ritorno delle foglie a terra e il sorriso del sole. Queste immagini offrono un senso di speranza e suggeriscono che dopo le bufere della vita, c’è spazio per la gioia.
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