«Sono nato e cresciuto accanto al mare ed è dal mare che provengo. Non c’è altro in cui io possa identificarmi: sono un uomo del Sud, la mia città è Brindisi. Non è un caso che il mio ultimo lavoro discografico, il mio ultimo tour si intitolino “Maredentro”»: a raccontarlo al nostro quotidiano è Bungaro, interprete e raffinato autore di tante canzoni, molte delle quali scritte per alcune fra le più importanti cantanti italiane come Fiorella Mannoia, Malika Ayane, Giusy Ferreri ed Emma. Ma anche per artiste internazionali e per la stessa Vanoni con la quale, attesissimo, venerdì 26 luglio terrà un concerto al Castello Aragonese, organizzato dal Comune di Taranto. Sul palco Bungaro presenterà questo suo ottavo disco, una raccolta di brani che racconta 25 anni di carriera attraverso una sorta di viaggio. Quali sono stati i momenti più significativi del suo percorso artistico? «Ogni momento è un momento importante e di crescita. Sono arrivato a “Maredentro” proprio perchè c’è stata una sorta di evoluzione e perchè ho avuto la fortuna e il privilegio di scrivere brani per alcune famosissime interpreti della canzone d’autore italiana. E non solo. Tutto questo mi ha portato ad avere uno storico di canzoni che porto sul palco. La gente che mi ascolta, a volte, è quasi incredula quando scopre che l’autore di certi pezzi fortunati e di successo sono proprio io. Così, già dalle prime note il pubblico entra in sintonia con me e diventa protagonista del concerto. È questa la bellezza di “Maredentro”, un concerto tra l’altro molto originale, con vibrafono, percussioni, batteria, contrabbasso, violoncello, pianoforte, le mie chitarre e le mie composizioni, ovviamente». Con Ornella Vanoni con la quale, come lui stesso afferma, «c’è un’alchimia altissima», Bungaro ha scelto di proporre una scaletta che comprende le canzoni più importanti e significative del loro rispettivo percorso artistico, oltre a qualche omaggio alla musica partenopea e al grande Domenico Modugno. «Non “rivisitate” - sottolinea - ma “ricorteggiate” e sempre presentate in maniera originale». Lei viene spesso definito “L’autore delle donne”, anche se ha scritto canzoni per artisti dello spessore di Massimo Ranieri, Morandi, Mengoni e, ultimamente, anche Ramazzotti: cosa dell’universo femminile la ispira di più? «L’imprevidibilità. Io credo che la figura femminile, rispetto all’uomo, sia una figura molto più “veloce”. Più “avanti” di qualche anno. Stimolante per il coraggio che dimostra. Ho avuto la fortuna di lavorare sempre accanto a “voci pensanti” dotate di una grande personalità». Quindi, quando scrive un brano lo scrive già per le donne? «Una canzone nasce da una ricerca, un’ispirazione, un titolo o un’idea. Lo ammetto: sono “viziato” e penso quasi sempre al femminile. Ma al di là di tutto, ogni volta mi preoccupo di scrivere una grande canzone. Come “Imparare ad amarsi”, presentata con Ornella e Pacifico a Sanremo: è una canzone, questa, che ha una sua autonomia. Non è nè femminile, nè maschile. Ha una forza tale che potrebbero cantarla tutti». Lei e la Vanoni: due artisti di classe. Come è nata l’idea di dividere un palco, dopo il Festival? «Per lei ho scritto, tanti anni fa, un disco fortunato. Poi, insieme, abbiamo fatto altro. Lei è una fonte d’ispirazione continua. È intelligente, fuori dal comune. È la madre di tutte le grandi voci perchè la sua è, senza dubbio, una voce tra le più moderne e contemporanee. Lei è anche estramente imprevedibile. E questo è stimolante». Quando ha preso consapevolezza che la musica fosse proprio la strada giusta da seguire? «Fin da piccolo. In famiglia abbiamo la musica nel sangue». Lei si definisce spesso “un artigiano della musica”: cosa intende dire? «Vero. Mi piace molto la parola “artigiano”. Sono così nella vita, nella costruzione del mio presente: mi piace, stare nelle vite degli altri, quotidianamente. E dalle vite degli altri traggo ispirazione. Guardo, ascolto e poi scrivo. Con serenità». Lei canta e fa cantare i sentimenti e le passioni: da quali si lascia travolgere? «Gioia e paura. Insieme sono capaci di mettere in atto meccanismi tali da suscitare in ciascuno di noi sorpresa, meraviglia. E allora, non si dà più nulla per scontato». Non è la prima volta che incontra il pubblico tarantino. È già accaduto in occasione del Locomotive Fest, in passato. Che idea si è fatto della città? «È bellissima con il suo centro storico. Conosco i tarantini: è bella gente. Taranto è stata massacrata ed è arrivato il momento che della città si parli anche e soprattutto per tutto ciò che di straordinario può offrire. Ed è tanto. Come trascorre il suo tempo, tra un concerto e l’altro? «Nella mia casa di campagna, sulle colline romane, tra alberi di frutta e con le lucciole che fanno compagnia nelle notti d’estate».
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