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03 Gennaio 2019 - 05:10
BITONTO - Un viaggio seguendo rotte rarefatte attraverso le strade non ordinarie della ricerca interiore. L’Adunanza Mistica di Juri Camisasca non è un semplice concerto, è un distillato di esperienze, un ritrovo di cercatori, pellegrini che si lasciano trasportare dalla purezza delle note spirituali di questo straordinario personaggio, profeta del silenzio, che sarebbe riduttivo definire semplicemente come uno dei più originali cantautori italiani.
E non poteva essere che “Viator” il titolo migliore della rassegna che il 29 dicembre l’ha ospitato a Bitonto, in quel delizioso scrigno che è il Teatro Traetta. Con lui sul palco musicisti che hanno saputo esaltare la spiritualità della musica di Camisasca: Domenico Monaco (pianoforte), Giovannangelo De Gennaro (viella e flauti); Michele Lobaccaro (chitarra e basso). È stato anche grazie a loro che l’Adunanza è riuscita ad avvolgere il pubblico nella quiete mistica dei momenti musicali più significativi dell’arte di Juri Camisasca.
Non una sola percussione è stata necessaria per coinvolgere l’ascoltatore nell’elegante abito nel quale questo autentico Maestro riesce a vestire pop e canto gregoriano, Sant’Agostino, le influenze di mistici orientali e di eccelse menti occidentali come Edith Stein. Scivolano incantevoli le atmosfere introspettive de Il sole nella pioggia, Le acque di Siloe e Nomadi, la canzone che forse più di ogni altra esprime il desiderio di cammino verso l’insondabile. Ma, appunto, l’Adunanza non è semplicemente un concerto e allora Juri parla di sé, del suo percorso, dei suoi travagli interiori che lo travolsero quando, da talentuoso sperimentatore, nel ’74 pubblicò quello che per quasi quindici anni è stato il suo unico album: La finestra dentro, sconvolgente confessione di un profondissimo disagio esistenziale: «Quel disco era un urlo ed io ero una persona molto inquieta che trasmetteva inquietudine».
E poi… «E poi c’è un momento nella vita in cui, inaspettatamente, entri in contatto con una energia superiore, straordinaria, che ti stravolge, ti cambia tutto». E così quell’urlo disperato viene accarezzato dalla grazia e si trasforma in preghiera, in meditazione. Dapprima per lunghi anni in un monastero benedettino, poi nel suo eremo alle pendici dell’Etna, dove Juri dipinge icone sacre e scrive canzoni per le voci uniche e altrettanto straordinarie di Alice, Giuni Russo, Milva. L’Adunanza, intanto, si fa ponte. Tra Occidente e Oriente. Scardina i confini. Lo scrittore Varnadi interpreta “Lontano a oriente”, canto di pace di Novalis. Juri intona una “improvvisazione mantrica”: è vibrazione pura, l’Om che inonda i cuori per portarli su frequenze altre. È probabilmente il momento più alto e intenso di questo emozionante incontro. Il bis, tra gli applausi sinceri, è sorprendente: Prospettiva Nevski, l’omaggio all’amico di una vita: Franco Battiato.
Enzo Ferrari
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