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Bari
18 Dicembre 2025 - 06:31
Cellulare
BARI - Crescono nelle scuole italiane i dubbi interpretativi sull’applicazione del divieto di utilizzo dei telefoni cellulari e, in particolare, sulla possibilità di trattenere temporaneamente il dispositivo a uno studente sorpreso a usarlo senza autorizzazione. A richiamare l’attenzione delle istituzioni scolastiche e dell’opinione pubblica è il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, che riferisce di numerose segnalazioni provenienti da insegnanti di ogni ordine e grado.
Il quadro normativo, viene ricordato, ha conosciuto un’evoluzione rilevante negli ultimi anni. Con la nota ministeriale n. 5274 dell’11 luglio 2024, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha introdotto il divieto di utilizzo dei cellulari nel primo ciclo d’istruzione durante l’orario scolastico, consentendo deroghe solo in presenza di esigenze documentate, come quelle previste nei Piani Educativi Individualizzati e nei Piani Didattici Personalizzati. Successivamente, con la disposizione ministeriale prot. n. 3392 del 16 giugno 2025, il divieto è stato esteso anche alle scuole secondarie di secondo grado, con efficacia dal 1 settembre 2025, includendo l’intera durata del tempo scuola.
Le disposizioni chiariscono che il divieto non riguarda esclusivamente le ore di lezione, ma tutte le attività scolastiche, comprese pause, spostamenti e momenti di vigilanza. La finalità indicata è la tutela del percorso educativo, del benessere degli studenti e della qualità delle relazioni, in un contesto in cui l’uso non regolamentato dei dispositivi digitali viene ritenuto dannoso per attenzione, concentrazione e socialità.
All’interno di questo scenario normativo, il Coordinamento precisa che al personale docente non è attribuito alcun potere di sequestro in senso giuridico, prerogativa che resta esclusiva dell’autorità giudiziaria o della polizia giudiziaria. L’utilizzo del termine sequestro in ambito scolastico viene definito improprio. L’ordinamento consente invece l’adozione di misure educative e disciplinari previste dallo Statuto delle studentesse e degli studenti, disciplinato dal DPR n. 249 del 1998 e modificato dal DPR n. 235 del 2007, nonché dai regolamenti di istituto.
Secondo il Coordinamento, i regolamenti scolastici possono prevedere la consegna temporanea del telefono, ma solo se la procedura è chiaramente disciplinata, non coercitiva, limitata nel tempo e finalizzata esclusivamente al ripristino di un corretto clima educativo. In caso di utilizzo non autorizzato del cellulare, il docente è legittimato a richiamare lo studente, a chiedere lo spegnimento del dispositivo e ad attivare le sanzioni previste, come annotazioni o segnalazioni agli organi competenti. Qualora lo studente si rifiuti di consegnare il telefono, viene ribadito che non è ammesso alcun intervento fisico o forzato, ma solo il ricorso agli strumenti disciplinari consentiti.
Gli stessi principi, viene sottolineato, valgono anche durante la vigilanza negli spazi comuni. Il dovere di sorveglianza non comporta l’esercizio di poteri autoritativi estranei al contesto scolastico e l’uso improprio dei cellulari deve essere affrontato attraverso richiami e provvedimenti formali, evitando comportamenti suscettibili di generare conflitti o responsabilità personali.
Un ulteriore profilo richiamato riguarda la tutela della privacy e dei dati personali, soprattutto nei casi di riprese video, fotografie o registrazioni audio in ambito scolastico, che possono determinare violazioni dei diritti fondamentali alla luce del Regolamento UE 2016 679 e degli orientamenti del Garante per la protezione dei dati personali. Anche in questo ambito, la risposta indicata è quella della prevenzione e dell’educazione digitale, supportata da regole chiare e condivise.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, guidato dal professor Romano Pesavento, ribadisce infine la necessità di un equilibrio tra fermezza educativa, rispetto dei diritti e sicurezza giuridica del personale scolastico. Regolamenti di istituto coerenti con le disposizioni ministeriali e condivisi con le famiglie vengono indicati come lo strumento principale per prevenire ambiguità e conflitti, rafforzando il patto educativo tra scuola, studenti e genitori.
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