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Taranto
15 Dicembre 2025 - 06:54
Luca Lazzàro
TARANTO – Una critica dura e articolata alla gestione del dossier ex Ilva arriva dal consigliere comunale di Fratelli d’Italia Luca Lazzàro, che mette in discussione la linea seguita dal sindaco Piero Bitetti, definendola incerta e politicamente inaffidabile. Secondo l’esponente di opposizione, Taranto non può permettersi esitazioni su una vertenza che coinvolge lavoro, salute e futuro economico dell’intera comunità.
Lazzàro richiama la data del 10 dicembre, quando Bitetti ha firmato il verbale del Consiglio di Fabbrica insieme alle organizzazioni sindacali, alle RSU di Fim, Fiom, Uilm e USB, agli enti locali e al presidente della Regione Michele Emiliano. Una firma che, a giudizio del consigliere, rappresenta un impegno politico preciso verso un assetto industriale fondato su 3 forni elettrici e 4 impianti DRI, con il gas come elemento strutturale del ciclo produttivo. Un’impostazione che ricalcherebbe il piano proposto in estate dal ministro Adolfo Urso e che, ricorda Lazzàro, era stato allora respinto dallo stesso Bitetti e dalla sua maggioranza, anche per la questione della nave rigassificatrice.
A distanza di pochi giorni, prosegue l’esponente di FdI, il sindaco avrebbe ridimensionato il valore di quell’atto, parlando di un semplice momento di sintesi e minimizzando le tensioni interne alla maggioranza. Una ricostruzione che, secondo Lazzàro, contrasterebbe con i documenti ufficiali e con le posizioni espresse dagli stessi alleati del primo cittadino.
Nel mirino finisce quella che viene definita una continua oscillazione politica. Bitetti, sostiene il consigliere, oggi accetterebbe un piano che aveva respinto nel luglio precedente, alimentando ritardi e incertezze mentre migliaia di lavoratori restano coinvolti nella cassa integrazione e la città perderebbe occasioni strategiche.
Lazzàro allarga poi l’analisi al porto di Taranto, citando come esempio la rinuncia, a fine settembre 2025, di Renexia al progetto da 500 milioni di euro per una fabbrica di turbine eoliche offshore. Un investimento che avrebbe garantito 1500 posti di lavoro e il reimpiego di 300 ex lavoratori TCT, poi dirottato su Vasto, in Abruzzo, a causa di ritardi, incertezze istituzionali e concessioni portuali bloccate.
Altro nodo irrisolto, secondo il consigliere, è quello dell’approvvigionamento del gas. Le ipotesi avanzate su soluzioni onshore o sul potenziamento del TAP non sarebbero sufficienti a coprire un fabbisogno stimato in 4,4 miliardi di metri cubi di gas all’anno, necessario per alimentare 3 forni elettrici e 4 DRI, come indicato dallo stesso ministro Urso. Sullo sfondo, ricorda Lazzàro, restano le scadenze dei commissari e le offerte vincolanti di Flacks, che prevederebbe 8500 occupati, 4 milioni di tonnellate annue, 5 miliardi di investimenti e una partecipazione statale al 40%, e di Bedrock.
Per Lazzàro Taranto non può continuare a vivere di rinvii e retromarce, né accettare una cassa integrazione permanente per oltre 6000 lavoratori. Il consigliere richiama anche quanto accaduto il 28 luglio 2025, quando, dopo un incontro a Palazzo di Città con i comitati ambientalisti, il sindaco fu contestato e arrivò a rassegnare le dimissioni, poi ritirate.
La conclusione è netta. Se Bitetti, afferma Lazzàro, non è in grado di governare una vertenza industriale di questa portata, dovrebbe fare un passo indietro e lasciare la guida della città a chi è in grado di garantire una visione chiara su reindustrializzazione, tutela della salute e diritto al lavoro.
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