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Lecce

“Chiamala Violenza”, dal Salento un video-corale contro i femminicidi

Dieci donne del mondo produttivo, culturale e dell’informazione prestano volto e voce a una campagna che ribalta il linguaggio distorto con cui ancora si racconta la violenza di genere

Chiamala violenza

Chiamala violenza

LECCE - Dal Salento arriva un progetto che punta dritto al cuore del problema: chiamare la violenza col suo nome. Nasce così “Chiamala Violenza”, video realizzato in occasione della Giornata mondiale del 25 novembre, una produzione che riunisce 10 donne del territorio, ognuna con la propria storia e il proprio ruolo, per denunciare la distorsione narrativa che ancora accompagna i femminicidi e la violenza di genere. Il progetto è firmato dallo sceneggiatore Diego Colucci, che cura la campagna insieme al regista Angelo Cascione, e propone un racconto civile costruito con volti reali e professioniste che ogni giorno portano sulle spalle responsabilità concrete.

Il video intreccia le voci di imprenditrici, chef, giornaliste, attrici, rappresentanti del mondo produttivo e dell’associazionismo: Sara Bevilacqua, regista e interprete impegnata da anni su temi di memoria e diritti; Velleda De Mariani, alla guida di Demarauto in un settore segnato da continui cambiamenti; Micaela Di Cola, executive chef attiva tra cucina, cinema e pubblicità; Daniela Gravili di Menhir Marangelli e Antonella Maci di Cantine Due Palme, insieme alla presidente Melissa Maci, per rappresentare il comparto vitivinicolo ancora dominato dagli uomini. Ci sono inoltre la voce radiofonica di Valentina Molfetta, direttrice di Ciccio Riccio e Disco Box, e la giornalista d’inchiesta Fabiana Pacella, Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica per il suo lavoro contro mafie e zone grigie. Dal mondo della salute arriva Maria Grazia Paterno, odontoiatra, mentre dal fronte delle imprese interviene Sonia Rubini, direttrice della CNA Brindisi-Taranto. Dieci profili, un unico territorio condiviso: Brindisi e il Salento.

La forza della campagna sta nella sua costruzione essenziale: primi piani, sguardi diretti, nessun artificio. Il testo smonta uno per uno i cliché linguistici con cui spesso si raccontano i femminicidi. Espressioni come “delitto passionale”, “raptus di gelosia”, “era un bravo ragazzo” o “una lite finita male” diventano, nelle mani delle protagoniste, esempi di un vocabolario che attutisce e giustifica. Ogni donna raccoglie un frammento di questo linguaggio falsato e lo riconsegna allo spettatore nella sua gravità. La risposta è sempre la stessa, secca e inequivocabile: “chiamala violenza”.

Il finale è un coro che invita a non edulcorare più la realtà: finché una donna avrà paura di dire basta, l’unica definizione onesta non è “dramma”, né “follia”, né “amore malato”, ma violenza.

Il progetto trova radici nel contesto del Salento e della provincia di Brindisi, dove la violenza di genere è affrontata ogni giorno da chi opera spesso lontano dai riflettori. Tra i punti di riferimento centrali c’è il Centro Antiviolenza “Io Donna” di Brindisi, coordinato da Lia Caprera, che da anni offre ascolto, supporto psicologico, tutela legale e percorsi di protezione per donne italiane e straniere. Attorno al lancio del video sono state organizzate iniziative di sensibilizzazione e raccolta fondi per sostenere concretamente il centro e portare il messaggio della campagna nei luoghi di lavoro, nelle imprese, nei locali, nei media.

“Chiamala Violenza” è pensato per andare oltre l’appuntamento del 25 novembre: uno strumento da utilizzare nelle scuole, nei programmi di educazione affettiva, negli incontri pubblici, nei percorsi promossi da associazioni, istituzioni e imprese. Una campagna che non vuole limitarsi alla memoria delle vittime, ma diventare materiale di lavoro, per rimettere al centro le parole e il loro peso. Perché la percezione della violenza passa anche da lì: o la si minimizza, oppure la si chiama per quello che è.

Il video è a disposizione di testate, enti, scuole e associazioni che vogliano proiettarlo o inserirlo nelle proprie attività dedicate alla lotta contro la violenza di genere. Per informazioni e richieste, è possibile rivolgersi all’organizzazione promotrice e al Centro Antiviolenza “Io Donna”. Per cambiare davvero, ricordano le promotrici, bisogna prima di tutto smettere di cercare parole di comodo. E iniziare a chiamarla violenza.

Il video è online qui: https://www.facebook.com/reel/2275751172848580 e qui: https://www.instagram.com/p/DRPE9Enjbjw/

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