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Il Siderurgico

Ex Ilva, "assemblee e mobilitazioni non si fermeranno se il Governo non ritirerà il Piano di chiusura"

Fim, Fiom e Uilm si preparano al nuovo incontro con l'esecutivo in programma per domani

Il Siderurgico di Taranto

Una veduta del siderurgico di Taranto (foto d'archivio)

Nuovo incontro domani sul futuro dell'ex Ilva. Fim, Fiom e Uilm hanno diramato una nota, che pubblichiamo 

"L'ultimo incontro, tenutosi a Palazzo Chigi, si è svolto in un clima surreale in cui il governo, attraverso la presentazione di alcune slide, ha mostrato quello che, secondo le anticipazioni dei ministri a mezzo stampa, avrebbe dovuto rappresentare il progetto in grado di garantire la decarbonizzazione degli impianti con la piena tutela di ambiente e occupazione.

Nulla di tutto ciò è previsto dal “piano” che noi abbiamo definito sin da subito come un PIANO DI CHIUSURA! Le uniche cose certe emerse, in quelle poche e sintetiche slide, sono la chiusura di ulteriori impianti e l’aumento della cassa integrazione utilizzata sulla pelle dei lavoratori e che, a partire dal 1 gennaio 2026, salirà a 6000 lavoratori.

È evidente che è stato del tutto sbagliato accelerare sulla procedura di gara di vendita internazionale, avviata in tempi brevi e senza che fosse realizzato il piano di ripartenza di luglio 2024 presentato dalla gestione commissariale.

Piano di ripartenza che è stato condiviso e sottoscritto con le organizzazioni sindacali e che aveva un chiaro obiettivo: uscire dalla fase di crisi generata dalla gestione di Arcelor Mittal attraverso interventi strutturali sugli impianti per consentirne la marcia degli stessi al fine di garantire il processo di decarbonizzazione.

I segretari generali nazionali di Fim, Fiom e Uilm durante l’incontro hanno respinto con determinazione quel piano di dismissione chiedendo sin da subito di ritirarlo per poter proseguire con la discussione di merito sul futuro dell’ex Ilva. A seguito di una pausa chiesta dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio sono tornati in sala chiedendoci di proseguire con l’incontro tecnico, sulla base del piano presentato, il giorno successivo presso il MIMIT con la partecipazione dei Commissari Straordinari di ADI in AS.

Unitariamente abbiamo respinto la proposta della Presidenza del Consiglio che ci avrebbe portato a discutere di quel piano di chiusura senza affrontare nodi cruciali come le risorse necessarie per garantire la marcia degli impianti e una transizione ecologica, realizzabile esclusivamente attraverso una partecipazione dello Stato, che garantisca la realizzazione della trasformazione del ciclo integrale del processo siderurgico.

Più volte dall’inizio di questa amministrazione straordinaria, abbiamo sostenuto a palazzo Chigi come sia indispensabile che sia lo Stato ad assumersi la responsabilità di un percorso di rilancio altrimenti mai potrà crederci il mercato, specie in una fase di grave crisi congiunturale.

Per tali ragioni Fim, Fiom e Uilm il giorno successivo all’incontro tenutosi a Palazzo Chigi hanno indetto le assemblee, che si sarebbero dovute tenere lunedì 17 novembre per rappresentare ai lavoratori il piano di chiusura del Governo in assenza di alternative al fine di decidere le azioni di mobilitazione conseguenti.

Non era per nulla scontato che il governo convocasse le OO.SS. a distanza di 24 ore dall’ultimo incontro e lo si deve sicuramente alla determinazione di Fim, Fiom e Uilm nel rivendicare un altro piano che non fosse la dismissione degli stabilimenti dell’ex ILVA.

Il Consiglio di fabbrica dei RSU, preso atto della convocazione a Palazzo Chigi, ha pertanto momentaneamente sospeso le assemblee e le iniziative di mobilitazione ma in assenza di risposte chiare sulla fase di criticità che attraversano gli stabilimenti e senza il ritiro di quel piano di chiusura torneremo a lottare per impedire che a pagare ancora una volta il prezzo più alto delle mancate scelte politiche siano i lavoratori e i cittadini di intere comunità.

Consiglio di fabbrica ADI IN AS RSU FIM – FIOM – UILM

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