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L'intervento
14 Novembre 2025 - 10:48
L'ex Ilva
TARANTO - L’Aigi, sigla che riunisce le aziende dell’indotto dell’ex Ilva, rompe gli indugi e chiede un cambio di passo immediato. In un documento dai toni netti, l’associazione sollecita il governo e le istituzioni a interrompere ogni tentennamento e a trasformare in azioni concrete ciò che da anni resta confinato nelle dichiarazioni d’intenti. Il tema, ribadisce l’Aigi, riguarda due pilastri irrinunciabili: la tutela della salute pubblica e la continuità occupazionale, una continuità che, precisa, non può trasformarsi in assistenzialismo.
Secondo l’associazione, la vicenda tarantina costituisce un caso “eccezionale”, tale da richiedere il coinvolgimento diretto dello Stato nella definizione del nuovo modello industriale. Per farlo, l’Aigi individua come primo passo una scelta chiara sulla futura natura giuridica dello stabilimento siderurgico, da affidare a un soggetto pubblico o a una società partecipata. Il riferimento, si legge nella nota, potrebbe essere Cassa Depositi e Prestiti, già protagonista in altre operazioni strategiche del Paese.
Altrettanto decisiva, secondo l’associazione, sarebbe la nomina di un Commissario speciale esperto in siderurgia, insieme al varo di una Legge Obiettivo per Taranto, sul modello utilizzato per la ricostruzione del Ponte Morandi. Una “safety car”, come la definisce l’Aigi, necessaria per guidare la transizione tra l’attuale impasse e un progetto industriale rinnovato.
Il capitolo finanziario è uno dei passaggi più significativi del comunicato. Per l’associazione non è più rinviabile l’immissione di risorse fresche nelle casse dell’azienda. La cifra indicata è netta: non meno di 4 miliardi di euro, indispensabili per riavviare gli impianti e sostenere un percorso di decarbonizzazione equilibrata, fondato su 4 forni elettrici e 4 impianti Dri. Un piano che, secondo gli industriali, permetterebbe alla fabbrica di raggiungere un equilibrio economico sostenibile, riducendo progressivamente la dipendenza dalle fonti fossili.
Un altro snodo cruciale è quello dell’energia. L’Aigi sottolinea che l’approvvigionamento energetico rappresenterà la prova della credibilità delle istituzioni. In questo quadro, propone l’introduzione di un sistema di royalties, utile a compensare le comunità locali e a bilanciare responsabilità e investimenti. Una forma di ristoro che tenga insieme l’interesse nazionale e le aspettative del territorio.
La richiesta è quella di un “Patto per Taranto”, fondato su scelte orientate ai risultati e non su posizioni di chiusura. Un patto che, per l’Aigi, garantirebbe i livelli occupazionali e darebbe impulso alla filiera dell’acciaio. L’associazione cita anche la necessità di rilanciare grandi commesse, tra cui quelle legate alla cantieristica navale, ricordando come le lamiere prodotte a Taranto vengano oggi trasportate per oltre 1.000 chilometri fino a Monfalcone, definita “una follia produttiva” e “un’eresia commerciale”.
Il documento si chiude con un monito. Senza scelte rapide e strategiche, Taranto rischia di sommare i danni delle bonifiche mancate alla desertificazione economica già in corso. Per questo l’Aigi ribadisce che il momento di invertire la rotta è adesso. “Lo faccia lo Stato, lo facciano le istituzioni, lo facciano le associazioni di categoria. Noi siamo pronti, ma farlo da soli non avrebbe senso”, conclude l’associazione.
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