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Giochi del Mediterraneo
03 Novembre 2025 - 09:06
Il rendering di un maxi-schermo sotto la tettoia dello Iacovone di Taranto
TARANTO - Con le lancette del tempo che scorrono rapide e l’estate del 2026 ormai alle porte, Taranto si prepara ad accogliere i Giochi del Mediterraneo. Gli impianti sportivi previsti dal piano organizzativo procedono secondo il cronoprogramma stabilito e la città si avvia verso la piena realizzazione delle opere che la proietteranno al centro dell’attenzione internazionale. Ma, mentre i lavori procedono, si fa sempre più urgente la domanda su quale sarà il destino delle strutture dopo la manifestazione, a partire dallo stadio Erasmo Iacovone, simbolo sportivo del capoluogo jonico.
Nei giorni scorsi sono emerse indiscrezioni sul bando preliminare pubblicato dal Comune, che apre la strada a un project financing per la gestione dell’impianto. Il piano, come anticipato da Studio 100, prevede la trasformazione dello Iacovone in un hub multifunzionale vivo tutto l’anno, con spazi per eventi, sport, ristorazione e aree verdi. Vito Ladisa sarebbe il primo imprenditore ad aver manifestato interesse, presentando una proposta che punta a rendere lo stadio un polo di aggregazione per la città, con parcheggi, un anfiteatro, aree per l’inclusività e per bambini, un museo dedicato al Taranto Calcio, uno store ufficiale, un ristorante, una palestra e una zona hospitality. La consegna definitiva dell’opera è prevista entro dicembre 2026.
L’iniziativa ha però sollevato alcune riflessioni sul tempismo e sull’opportunità di procedere prima del completamento dei lavori attualmente in corso. Il Commissario dei Giochi, Massimo Ferrarese, nelle prossime settimane potrebbe ridefinire la destinazione di alcune risorse economiche risparmiate nei vari cantieri, anche in funzione di miglioramenti tecnici e strutturali dello Iacovone. Basti pensare, ad esempio, all’aggiunta di nuove postazioni attrezzate per la stampa internazionale, spogliatoi potenziati, aree ristoro e servizi interni.
Da tutto questo discende una considerazione ulteriore: come fa il comune oggi a indicare un valore per la gestione dell’impianto (o anche del relativo project financing) se questo valore al momento non può essere determinato, visto che altri investimenti sono alle porte?
Un altro tema aperto riguarda la proposta di realizzare nuovi impianti sportivi negli spazi antistanti lo stadio, con l’obiettivo di creare un grande centro sportivo polifunzionale. L’idea appare apprezzabile, ma solleva dubbi tra i residenti della zona Salinella, dove già si registrano forti problemi di parcheggio e viabilità. Eliminare le aree sosta per far posto alle nuove strutture potrebbe infatti aggravare il traffico e rendere complicata la gestione degli eventi sportivi o musicali con grande affluenza di pubblico.
Quindi anche su questo aspetto il Comune dovrebbe meditare accuratamente prima di assecondare i progetti che si appresta a ricevere.
Sulla questione è intervenuto anche il consigliere comunale Francesco Tacente, che ha chiesto maggiore trasparenza e confronto in Consiglio. «Non sono contrario al project financing – ha dichiarato – ma è necessario analizzare ogni aspetto tecnico, economico e gestionale di una scelta che potrebbe influenzare la città per molti anni. Il Comune deve valutare con chiarezza quali garanzie avrà, quali benefici porterà ai cittadini e quali costi comporterà in termini di accessibilità e fruizione degli impianti sportivi».
Tacente ha ribadito l’importanza di una visione complessiva che abbracci tutti gli impianti realizzati o riqualificati per i Giochi del Mediterraneo. «La vera sfida per Taranto non è organizzare i Giochi, ma gestire il dopo Giochi – ha aggiunto –. Dobbiamo evitare che le strutture restino inutilizzate o diventino privilegio di pochi. Serve una programmazione basata su sostenibilità economica e partecipazione sociale, per trasformare questa opportunità in sviluppo duraturo».
Mentre il conto alla rovescia verso i Giochi del Mediterraneo 2026 prosegue, la città si trova quindi davanti a una doppia sfida: completare in tempo le opere previste e progettare sin da ora il futuro delle infrastrutture, evitando che, spenti i riflettori dell’evento, gli impianti diventino cattedrali nel deserto.
Intanto le lancette del tempo continuano a scorrere velocemente.
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