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Taranto
12 Ottobre 2025 - 08:00
La Giornata nazionale delle persone con sindrome di down
TARANTO - «Le crisi che stiamo attraversando non facciano passare in secondo piano i diritti delle persone con sindrome di Down». È questo l’appello lanciato oggi, 12 ottobre, dall’AIPD sezione di Taranto e della provincia jonica, in occasione della Giornata Nazionale delle Persone con Sindrome di Down 2025.
L’associazione, attraverso una campagna diffusa sui social, ha voluto ricordare il proprio impegno costante nella difesa dei diritti e nell’affermazione della piena cittadinanza delle persone con disabilità intellettiva. «Il percorso verso l’inclusione è solo in parte compiuto – si legge nella nota – ma serve ogni giorno un passo avanti, perché non si torni indietro».
Secondo l’AIPD, persistono ancora pregiudizi e stereotipi che limitano la partecipazione e la libertà delle persone con sindrome di Down, ostacolando la costruzione di una società realmente inclusiva. «Continueremo a lavorare per garantire autonomia e indipendenza – ha sottolineato l’associazione – attraverso la scuola, la sanità, il lavoro e ogni strumento capace di valorizzare la persona, non la disabilità».
Il tema scelto quest’anno, “I diritti, se vuoi, sono una cosa semplice e bella, da condividere con tutti”, sintetizza il senso di questa giornata. L’AIPD richiama l’attenzione su cinque ambiti fondamentali: lavoro, cittadinanza, affettività, casa e scuola.
Il diritto al lavoro resta una delle priorità. Solo il 13% degli adulti con sindrome di Down ha un’occupazione regolare, anche se molti potrebbero lavorare con il giusto supporto. L’associazione promuove percorsi di inserimento professionale che partono dalla formazione e dai tirocini e, in alcuni casi, si concretizzano in contratti a tempo indeterminato.
Accanto al lavoro, il diritto alla cittadinanza attiva è parte integrante dell’inclusione. Sono sempre più numerose le persone con sindrome di Down che esercitano il diritto di voto, partecipano alla vita sociale e si impegnano in attività sportive e culturali.
Un altro punto cruciale è quello dell’affettività, spesso ancora circondata da tabù. «Anche le persone con sindrome di Down – sottolinea l’AIPD – hanno diritto a una vita sentimentale piena, a relazioni di coppia e alla costruzione di legami autentici. Perché loro no?» si legge nella campagna diffusa in occasione della Giornata.
Il diritto a una casa propria è invece legato all’autonomia e alla dignità personale. L’associazione ha ricordato i numerosi progetti di vita indipendente realizzati nelle sezioni AIPD, pur denunciando che ancora oggi permangono difficoltà e discriminazioni. Emblematico il caso di una coppia di fidanzati con sindrome di Down che, pur seguita da operatori specializzati, non è riuscita a trovare un’abitazione in affitto.
Altro diritto messo in evidenza è quello alla mobilità. L’autonomia non si costruisce solo “dentro casa”, ma anche “fuori casa”: per questo l’AIPD porta avanti corsi di educazione all’autonomia e uscite programmate per insegnare alle persone con sindrome di Down a muoversi in modo indipendente nella propria città.
Alla base di tutto c’è infine la scuola, che resta la prima palestra di inclusione. Nonostante l’Italia sia tra i Paesi europei più avanzati in materia, emergono ancora criticità nella preparazione degli insegnanti curricolari e di sostegno, soprattutto nella fascia d’età tra 15 e 24 anni, dove l’offerta formativa appare meno adeguata ai bisogni degli studenti con disabilità.
Il presidente della sezione tarantina dell’AIPD, Eustachio Nino Leone, ha ricordato come in 40 anni la condizione delle persone con sindrome di Down sia migliorata grazie al lavoro congiunto di famiglie e associazioni. Tuttavia, nel contesto attuale, segnato da crisi economiche e sociali, chiede che «i diritti restino una priorità e che il cammino verso l’inclusione non si arresti».
L’AIPD rivolge un appello alle istituzioni nazionali, regionali e locali, così come al mondo della scuola e dell’impresa, affinché si continui a costruire percorsi e opportunità reali per le persone con disabilità, soprattutto per gli adulti, ancora troppo spesso esclusi da esperienze di piena cittadinanza.
«Ascoltate le famiglie e i loro bisogni – conclude la nota –. Solo così potremo garantire che la società resti aperta, solidale e capace di riconoscere il valore e la dignità di ogni persona».
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