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Taranto

Una bomba sociale pronta a esplodere, solo lo Stato può evitare un’ennesima tragedia

I sindacati chiedono al Governo un intervento pubblico e il ritiro del bando di vendita dello stabilimento siderurgico. Il 16 ottobre i lavoratori in corteo verso Palazzo di Città

La protesta dei lavoratori ex Ilva

La protesta dei lavoratori ex Ilva - archivio

TARANTO - Un pensiero diverso: il concreto vivente che riesce ad andare oltre le divisioni, le contrapposizioni, dell'uno contro l'altro a prescindere, che rifiuta una visione dinamica...

Un pensiero che costruisca una visione, che abiliti lo sguardo alla connettività, al nuovo paradigma

E' quello che noi continuiamo a sollecitare come percorso condiviso per un esistente difficile e un futuro prossimo drammatico per il nostro territorio.

Il segretario generale della FIOM Francesco Brigati, in occasione del Consiglio di fabbrica, chiede al Governo Meloni un intervento pubblico, garanzie per l’occupazione ed il ritiro immediato del bando di vendita che considera  “fallimentare”, contrario agli interessi dei lavoratori e della Città. Una posizione netta, inequivocabile, una svolta vera che difende la fabbrica, il lavoro, l'ambiente, la decarbonizzazione.

Lo fa annunciando una mobilitazione di tutto il gruppo industriale, che a Taranto culminerà il 16 ottobre con un corteo dei lavoratori che partirà dai cancelli della fabbrica siderurgica per arrivare a Palazzo di Città, dove sarà consegnato al sindaco Piero Bitetti un documento con le richieste dei lavoratori.

E' questa scelta che ha colpito la curiosità del Camaleonte. Fabbrica e Palazzo, due luoghi, due simboli: il lavoro dei tarantini e la prima Istituzione rappresentativa degli stessi. Due destini inscindibili!  Senza la fabbrica non c'è lavoro  né transizione ecologica! C'è solo precarietà, povertà, ulteriore miseria, per questo territorio.

Il sindacato ha il merito di dirlo con chiarezza e senza infingimenti: "Serve un ruolo pubblico forte, capace di assicurare una prospettiva industriale e sociale concreta per Taranto e per l’intero gruppo siderurgico, pretendiamo risposte concrete e immediate, è in gioco il lavoro, la salute e il futuro della nostra comunità”.

Il sindacato è consapevole che non c'è decarbonizzazione senza preridotto e senza gas. Il ruolo pubblico è fondamentale per non rinunciare alla produzione strategica dell'acciaio.

Senza acciaio non si costruisce nulla: ferrovie, ponti, navi, difesa. Su questo bisogna essere chiari. La soluzione sta in una scelta europea. A questo proposito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha recentemente dichiarato: «Un settore siderurgico forte e decarbonizzato è fondamentale per la competitività, la sicurezza economica e l'autonomia strategica dell'Unione europea. La sovraccapacità globale sta danneggiando la nostra industria. Dobbiamo agire subito: esorto il Consiglio e il Parlamento a procedere rapidamente. La Commissione continuerà a collaborare con l'industria per proteggere e creare posti di lavoro di qualità, per trovare soluzioni alle sfide comuni».

Il governo e il parlamento scelgano itinerari concreti e capaci di evitare la irreversibilità della crisi, che vorrebbe trasformare il più grande centro siderurgico d’Europa in un triste sito di archeologia industriale, con la certezza che, in quel caso, le bonifiche resterebbero incompiute. Riproporre, di fatto la condizione di Bagnoli,  con un impatto ben più devastante su Taranto.

Occorre invece costruire le condizioni affinché il concreto vivente riesca ad andare oltre le divisioni, le contrapposizioni, dell'uno contro l'altro a prescindere, rifiutandosi di assumere una visione dinamica...

  Il Camaleonte

 

 

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