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Taranto

"Taranto non sarà complice del genocidio", la protesta davanti alla raffineria Eni

Il sindacato promette di bloccare dalle 4 di lunedì 29 settembre le operazioni allo stabilimento, accusando l’Eni di complicità con il conflitto in Medio Oriente e chiedendo il sostegno della popolazione

Il sit-in dell'Usb davanti alla raffineria Eni a Taranto

Il sit-in dell'Usb davanti alla raffineria Eni a Taranto

TARANTO - A Taranto sale la tensione intorno alla raffineria Eni, dove nelle ultime ore si è svolta una nuova protesta organizzata dall’Usb. Il sindacato ha confermato che le operazioni di scarico su gomma concluse nel pomeriggio di sabato riprenderanno lunedì mattina, ma ha avvertito che dalle 4 di lunedì 29 settembre sarà nuovamente presente davanti ai cancelli per impedire l’ingresso e l’uscita del carburante. “Questa presenza – sostengono gli organizzatori – serve a dimostrare che la mobilitazione non si ferma e che il blocco diventerà realtà se non verrà interrotto subito il carico della petroliera”.

Il riferimento è alla Seasalvia, la nave attraccata in porto con l’autorizzazione dell’Eni per le operazioni di rifornimento. Secondo Usb, il carburante caricato sarebbe destinato a fornire l’aviazione militare israeliana. La stessa organizzazione sindacale, in una nota, ha invitato associazioni, comitati e cittadini a unirsi al presidio per dare seguito alle decisioni prese nell’assemblea davanti ai cancelli della Leonardo e durante il corteo di solidarietà al popolo palestinese tenuto a Grottaglie.

Il sindacato accusa la società energetica di avere “scaricato sulla città la ferocia di questa guerra, macchiandola di sangue” e ribadisce che “Taranto non sarà complice del genocidio”. L’appello dell’Usb è a una partecipazione massiccia nella mattinata di lunedì davanti ai cancelli di carico e scarico dell’Eni per continuare la protesta.

Secondo quanto trapela da ambienti portuali, la Seasalvia dopo il rifornimento dovrebbe partire alla volta di Port Said, in Egitto, ma questo non ha placato le polemiche. “Oggi inizia il braccio di ferro con l’Eni, responsabile del tradimento della volontà popolare di rifiutarsi di essere complice del genocidio del popolo palestinese”, scrive ancora l’Usb nel comunicato, confermando che il presidio proseguirà presso il punto di carico e scarico del carburante Eni per l’intera regione e oltre.

La vertenza, che si inserisce in un contesto di tensioni internazionali e di proteste diffuse, segna un nuovo fronte di scontro tra attivisti e azienda, con Taranto al centro di una battaglia simbolica e politica che travalica i confini locali.

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