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L'analisi

“Il Mezzogiorno non può più essere diviso, serve un nuovo civismo federativo”

Claudio Signorile interviene sulle colonne de Il Riformista: crisi globale, fallimento del regionalismo a 20 e urgenza di una nuova classe dirigente per il Sud e per l’Italia

claudio signorile

Claudio Signorile

ROMA - In un intervento pubblicato sull’ultimo numero de Il Riformista, l’ex ministro Claudio Signorile ha tracciato un’analisi complessa dello scenario internazionale e delle ricadute sul futuro dell’Italia e del Mezzogiorno. Una riflessione che parte dalle crisi globali per arrivare alla necessità di una riforma istituzionale capace di restituire centralità al Sud.

Signorile sottolinea innanzitutto il quadro geopolitico e sociale: “La guerra in Europa; la crisi energetica; la crisi economica; la crisi finanziaria; la crisi umanitaria; la crisi strategica. Sono tutti avvenimenti sconvolgenti nel loro impatto immediato, ma soprattutto nelle conseguenze di breve e medio periodo, che costringono a riesaminare la validità delle scelte compiute e la sostenibilità degli obiettivi”.

Secondo l’ex ministro, il tempo delle attese è finito: “Se il Mezzogiorno protagonista era un’esigenza, oggi è diventata una necessità. Se l’Europa politica unita era una richiesta, oggi è un obbligo ed una convenienza”.

Durissimo il giudizio sullo stato del Sud: “Pensare di affrontare questo appuntamento con la storia con un Mezzogiorno diviso in otto regioni deboli e litigiose, autarchiche ed incapaci di progettualità condivisa, è un errore che può diventare irreparabile danno”. Per Signorile, il Mezzogiorno deve presentarsi come un unico soggetto politico, capace di agire in maniera coesa, altrimenti rischia la marginalità in un contesto internazionale in rapida trasformazione.

Nel ragionamento trova spazio anche il tema del regionalismo. “Il Regionalismo a 20 è finito, non per la richiesta delle autonomie differenziate di alcune regioni del Nord, ma perché non risponde più alle esigenze del Paese. Presenta una realtà frantumata, costosa, inefficiente ed impotente”, spiega l’ex ministro, chiarendo però che “non è finita l’esigenza costituzionale della struttura regionalista dello Stato italiano”.

Da qui la proposta di un nuovo modello: “Il nuovo sistema politico si ricostruisce sul civismo federativo. Civismo, perché nei valori civici la comunità trova il senso concreto della democrazia governante. Federativo, perché più comunità si uniscono per comuni interessi ed attraverso le istituzioni riformate esprimono nel foedus quella strategia di governo che risponde alle esigenze locali e globali”.

L’ex ministro richiama anche le urgenze del presente: “La perdita sostanziale di risorse assegnate al Sud dal PNRR, la perdita definitiva del Fondo Coesione e Sviluppo 2014-2020 e la inesistenza programmatica del Fondo 2021-2027, unite al progetto di autonomie differenziate, rappresentano emergenze ormai irreversibili”.

Sulle diseguaglianze territoriali, Signorile è netto: “Non è pensabile che il reddito pro capite in Sicilia si attesti su 17.400 euro ed al centro Nord superi i 32.000 euro, raggiungendo in Lombardia anche i 40.000. Questo non è più accettabile, come se in 75 anni si fosse preferito mantenere un sottosviluppo strutturale”.

Infine, un appello alla responsabilità della classe dirigente: “Le Regioni del Mezzogiorno devono comprendere il vuoto gestionale che ha compromesso la crescita del Sud ed ammettere la miopia con cui hanno gestito il processo programmatico dal 2014. Una Convenzione del Mezzogiorno può rendere le emergenze autentiche occasioni”.

E conclude con una visione di prospettiva: “È il tempo dei riformatori che si contrappongano ai conservatori e diano concretezza e visibilità ad una Europa capovolta. Una nuova classe dirigente deve essere consapevole dell’urgenza e della drammaticità dei problemi che riguardano il Mezzogiorno, ma la partita decisiva riguarda tutto il Paese, che nella nuova presa di coscienza è l’Italia nella Europa unita”.

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