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Bari
02 Settembre 2025 - 15:51
Ulivi
BARI - Alla vigilia della campagna olivicola 2025/2026, il settore si trova a fronteggiare una nuova minaccia: possibili speculazioni sulla sansa, il sottoprodotto della lavorazione delle olive, che rischiano di mettere in crisi l’intera filiera. Si parla di un comparto strategico per l’agroalimentare nazionale, che genera oltre 1,5 miliardi di euro nella fase agricola e 3,5 miliardi in quella industriale.
A lanciare l’allarme è Unaprol – Consorzio Olivicolo Italiano, che rappresenta più di 100.000 produttori, sostenuto da Coldiretti Puglia. Già lo scorso 28 agosto il Consorzio ha inviato una lettera al GSE e ai Ministeri competenti chiedendo chiarimenti: la “sottrazione” della sansa bifasica dall’uso alimentare, sottolinea Unaprol, deve essere effettiva e non solo teorica, e va riconosciuto il suo reale valore per gli utilizzi agroenergetici.
“La normativa europea ha sempre incoraggiato il recupero energetico dei residui e dei sottoprodotti, per evitare che diventino rifiuti – ha spiegato il presidente di Unaprol, David Granieri –. Serve un chiarimento immediato per scongiurare più costi, maggiore complessità e minore competitività per la filiera. Non possiamo accettare che venga espropriato valore al settore”.
Coldiretti Puglia chiede una strategia comune con i produttori di agroenergia, i sansifici e gli impianti di biogas per garantire il ritiro costante della sansa e sostenere la transizione verde. L’obiettivo, spiegano, è dare continuità alla valorizzazione multicanale del sottoprodotto: dall’olio di sansa alla bioenergia, fino a compost e mangimi.
Un modello monopolistico basato su pochi sansifici obsoleti, avvertono le associazioni, provocherebbe un effetto domino: sansa lasciata “a terra”, frantoi bloccati, raccolta rallentata e prezzo dell’olio in aumento.
La destinazione energetica, invece, garantisce efficienza e qualità. La sansa umida, se non ritirata entro 24 ore, causa l’arresto della produzione, l’aumento dei costi e il peggioramento delle olive in giacenza. “Bisogna evitare decisioni miopi – conclude Coldiretti – che comprometterebbero la prossima campagna di frangitura con effetti pesantissimi su qualità, costi e competitività dell’intero comparto”.
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