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L'analisi

Il nuovo scacchiere mondiale tra Usa, Cina e Russia

Dalla “flotta fantasma” di Putin agli equilibri instabili della SCO, il conflitto in Ucraina appare sempre più un tassello di una partita globale che vede Pechino al centro e l’Occidente senza una strategia comune

Putin e Trump

Putin e Trump

Da queste pagine abbiamo sempre rappresentato quale fosse la strategia geopolitica messa in campo dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e male interpretata da Trump nella guerra tra Russia ed Ucraina. Essa prevedeva di fare concessioni a Mosca, a spese di Kiev, per consentire alla Russia un percorso di graduale sganciamento dalla Cina. L’operazione non è riuscita, per ora, per vari motivi: da un lato le continue oscillazioni di Trump e, dall’altro, l’inconsistenza dell’Europa.

Che gli USA non usassero le loro armi di informazioni che riguardano la numerosa “flotta fantasma” di Vladimir Putin che smercia, a prezzi stracciati, il proprio petrolio alla Cina, all’India e a tanti altri attraverso il sistema di controllo del pianeta con “Echelon” la dice tutta al riguardo. Dall’altra l’UE non metteva in atto forti e corpose sanzioni che costringessero il Cremlino a recedere; infatti, ad oggi sono stati varati ben 18 pacchetti di sanzioni in poco più di 3 anni.

Tutto ciò per cercare di far mettere i piedi per terra ai tanti scalmanati che si ostinano a fare i tifosi per Trump o Putin, per Israele o Hamas e ricordare a tutti che il vero scontro in atto è fra Stati Uniti e Cina. A tutto questo scenario planetario non si può rispondere con appelli o, peggio ancora, con cortei bensì con azioni politiche significative e soprattutto concrete. Allora si assiste ad un fiume di parole e atti di codardia collettivi a cui alcuni presunti statisti si aggrappano terrorizzati di non essere all’altezza della situazione come in effetti sono.

Il campanello d’allarme affinchè l’intero occidente si renda conto del ciclopico scontro in atto lo dà la riunione organizzata dalla Cina sotto l’egida dello SCO (l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai) fondato nel 2001 da Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan e concepito come un blocco di sicurezza eurasiatico. Negli ultimi 20 anni si è ampliato fino a incorporare India, Pakistan, Iran e Bielorussia. SCO comprende altri 14 “partner di dialogo”, del calibro della Turchia, Egitto, Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Bahrein, Azerbaigian, Kuwait, Maldive, Myanmar, Armenia, Nepal, Mongolia, Cambogia e Sri Lanka. Un fronte mondiale non indifferente che ha lo scopo di contrapporsi e cercare di mettere all’angolo definitivamente l’intero occidente.

A contenere, fino ad oggi, l’efficacia del gruppo sono i fortissimi ed i secolari attriti tra India e Pakistan. La riunione di giugno 2025 dei ministri della Difesa di questi Paesi si è conclusa senza una finale dichiarazione congiunta a causa delle obiezioni sollevate dall’India, che accusava l’assenza totale di riferimenti al mortale e vile attacco subito il 22 aprile scorso nel Kashmir. Questo episodio ha innescato il peggior e più forte conflitto tra Nuova Delhi e Islamabad negli ultimi decenni. Inoltre, l’India si è rifiutata di aderire alla condanna dello Sco degli attacchi israeliani contro l’Iran avvenuti all’inizio di giugno. Da non dimenticare che sia l’India che il Pakistan hanno un notevole arsenale nucleare.

Xi Ping ha preparato un’accoglienza a dir poco imperiale ai presidenti di Bielorussia (Alexander Lukashenko), Azerbaigian (Ilham Aliyev) e Turchia (Recep Tayyip Erdogan), del Kazakhstan (Kassym-Jomart Tokayev), Kirghizistan (Sadyr Japarov), Tagikistan (Emomali Rahmon), Uzbekistan (Shavkat Mirziyoyev) e Turkmenistan (Serdar Berdimuhamedov), assieme ai primi ministri di Armenia (Nikol Pashinyan) ed Egitto (Mostafa Madbouly).

A completare la lista degli ospiti i capi di dieci organizzazioni internazionali, tra cui il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, il segretario generale della Sco Nurlan Yermekbayev e la presidente della Banca asiatica d’investimento per le infrastrutture (Aiib) Jin Liqun.

E’ verosimile sospettare che alcuni fra questi Stati presenti agisca in funzione doppia avendo rapporti strettissimi con Washington ma, quello che più preoccupa, è l’assenza quasi totale di una linea strategica dell’intero occidente che vede Trump impegnato a fustigare gli alleati europei con dazi che sicuramente avranno effetti molto negativi sull’intero asset del mondo occidentale.

Comunque, le ripercussioni di questo pericolosissimo vertice potrebbero essere ben più ampie nel tempo e compattare ulteriormente il blocco a fronte dell’esagerata pressione tariffaria statunitense. Il problema successivo potrebbe essere il tentativo di Pechino di riequilibrare il controllo del Pacifico attaccando Taiwan e lì gli europei potrebbero rispondere picche.

Ultima considerazione potrebbe essere la reazione che gli Stati Uniti potrebbero adottare contro la Russia visto e considerato che, almeno, finora, Putin ha raggirato Trump.

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