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Il lutto
28 Agosto 2025 - 11:45
Giancarlo Fucci
TARANTO - Come doveva essere bella ed elegante la via D’Aquino di una volta, ma neppure troppo tempo addietro, vero salotto cittadino, dove per passeggiare bisognava indossare l’abito buono, fra negozi di prestigio le cui insegne e vetrine gareggiavano fra di loro per bellezza e ricercatezza, attirando clientela da tutta la provincia e perfino dalla Basilicata. Il rimpianto affiora alla notizia della scomparsa di Giancarlo Fucci, 74 anni, la cui edicola in via D’Aquino era anche una sorta di salotto politico-culturale della città nonché dei patiti delle tradizioni, in particolare della Settimana Santa.
Luigi Fucci nella storica edicola di via d'Aquino a Taranto
L’esercizio era meta dei nottambuli e di quanti erano in cerca delle ultime in fatto di gossip cittadino, con l’assidua frequentazione di esponenti dell’ambiente culturale e politico cittadino. Così accadeva dal 1951, quando ne era titolare Luigi Fucci, che fino ad allora aveva fatto il cuoco, anche alle dipendenze del “re di maggio”, Umberto di Savoia. Nel ’78, alla sua scomparsa, l’edicola passò ai figli Tommaso e Giancarlo. “Papà – ricordava quest’ultimo - era uno spirito libero nonché grande burlone. Indimenticabili le sue fragorose pernacchie nonché gli scherzi fatti assieme all’amico di sempre, l’avvocato Egidio Pignatelli, nostro dirimpettaio”.
“Soprattutto negli anni settanta-ottanta, chiudevamo non prima dell’una di notte – racconta – per quanto consistente era l’afflusso della clientela, ospitando anche chi semplicemente voleva chiacchierare un po’. Tanti coloro che si fermavano solo per una lettura a scrocco, non pochi anche nella zona “hot”, giungendo perfino a lacerare il cellophan delle riviste per di soffermarsi sulle pagine proibite, con nostro grande disappunto”.
Appassionati erano i dibattiti culturali che vi avvenivano, grazie alla presenza di titolata clientela, non tralasciando spunti di cronaca e politica cittadina nonché gli avvenimenti musicali (Giancarlo era anche un patito di lirica). “Una volta chiuse le pagine del ‘Corriere del Giorno’ – diceva – veniva a trovarci l’amico Clemente Salvaggio, indimenticabile giornalista sportivo, che non lesinava gustose anteprime sulla squadra del Taranto. Rammento la poetessa Alda Merini che, sposatasi con Michele Pierri, andò ad abitare nelle vicinanze: spesso, con grande disinvoltura, veniva a ritirare la ‘mazzetta’ dei giornali in vestaglia e con un turbante attorno ai capelli. Nostro affezionato cliente era anche Antonio Rizzo, ideatore dell’osteggiato Premio Taranto di pittura e letteratura, che Giuseppe Ungaretti definì ‘il più bel premio d’Italia’”.
Sempre nel campo della cultura, fra la clientela non si poteva non citare Franco Zoppo, Piero Mandrillo, Franco Sossi, Giacomo Battino, Nicola Carrino e Vittorio Del Piano mentre fra i politici c’erano, fra i tanti, Giovanni Battafarano, Salvatore Fallone e soprattutto il vulcanico Filippo Di Lorenzo che scagliava colorite invettive contro alcuni compagni di partito che proprio non riusciva a sopportare.
L’edicola era anche il ritrovo dei patiti della Settimana Santa, con cui si facevano e disfacevano le “squadre” per la processione dei Misteri. Così raccontava Giancarlo, confratello del Carmine assieme al fratello Tommaso, scomparso qualche anno prima. “Quest’ultimo – disse - ebbe problemi con la Curia in seguito a un’intervista sui Riti, apparsa sul quotidiano locale, in cui affermò che ‘più a sinistra si sta e meglio è’: ovviamente non si riferiva al posizionamento sotto le statue ma all'orientamento partitico. E l’arcivescovo Motolese, che notoriamente non era di quella idea, non mandò giù quell’affermazione fatta da un confratello. Ma poi si aggiustò tutto e Tommaso riprese a partecipare con me alle processioni”.
Nell’approssimarsi della Settimana Santa, una volta chiusa l’edicola, in molte occasioni i fratelli Fucci s’intrattenevano con gli amici fino a tarda ora nel loro appartamento sovrastante per vedere e commentare i filmati sui Riti.
Le tradizioni venivano vissute anche nel periodo natalizio, quando all’alba del giorno di Santa Cecilia (22 novembre) i due fratelli, con un nutrito gruppo di amici, organizzavano davanti all’edicola la “pettolata” con l’intervento della banda musicale. E la mattina della chiusura dell’edicola in via D’Aquino, nell’estate del 2003, un complesso fu invitato a eseguire “fuori stagione” le più rinomate marce funebri, a salutare mestamente anni felici e pieni di speranza che non sarebbero più tornati.
Giancarlo Fucci tentò di far rivivere l’edicola dapprima nel centro commerciale attivo per qualche tempo in piazza Immacolata e poi in via Acclavio, ma con scarsa fortuna. Tant’è che nel 2010 fu posta la parola “fine” all’attività.
I suoi funerali sono stati celebrati martedì 26 nella chiesa di Sant’Antonio. Alla vedova Rodriguez Romero e alle figlie Eleonora e Milena, l’abbraccio di noi tutti nel ricordo dell'indimenticato testimone della Taranto che fu.
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