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Taranto
18 Agosto 2025 - 08:00
Gianni Tartaglia
TARANTO - Agosto a Taranto non porta tregua. Mentre altrove le città rallentano, qui la questione ex Ilva continua a riempire l’agenda politica e a tenere alta la tensione. A ricordarlo è stato il consigliere comunale Gianni Tartaglia, che ha scelto di intervenire pubblicamente per sottolineare come la ferita dello stabilimento siderurgico resti aperta e dolorosa per l’intera comunità.
Tartaglia non nasconde la sua amarezza. Da decenni, spiega, i cittadini si trovano di fronte a un ricatto che sembra senza via d’uscita: dover scegliere tra lavoro e salute. “Due diritti costituzionali messi in contrapposizione – afferma – come se l’uno potesse escludere l’altro. Ma prima viene la vita, poi tutto il resto”.
Il consigliere ricorda di aver analizzato con attenzione documenti ministeriali e atti istituzionali, compreso il protocollo firmato il 12 agosto dal sindaco Piero Bitetti. Ma quel testo, denuncia, non fornisce soluzioni concrete: “Rinvia ancora una volta tutto al 12 settembre, quando si dovrebbe arrivare a un accordo vincolante sulla decarbonizzazione”.
Le contraddizioni, sottolinea, non mancano. Da Roma arrivano dichiarazioni trionfalistiche su un presunto “accordo epocale”, con progetti di impianti DRI e di una nave rigassificatrice, mai discussi né approvati in Consiglio comunale né dal sindaco. Da Bari, invece, è stata avanzata l’ipotesi di “decarbonizzare con il carbone”, con l’accensione di altri due forni destinati a essere spenti solo in un secondo momento. “Una beffa – commenta Tartaglia – che rischia di prendere in giro i tarantini”.
Il consigliere ribadisce che la maggioranza in Consiglio si è già espressa chiaramente con la delibera del 31 luglio, sottoscritta da 20 consiglieri. I punti restano fermi: no alla nave rigassificatrice, decarbonizzazione totale entro 5 anni, un accordo vincolante ex articolo 34 del TUEL per garantire tempi certi e il rispetto della città, e un secondo accordo vincolante che assicuri un piano occupazionale ed economico credibile per i lavoratori.
“Non possiamo permettere che la retorica sostituisca la realtà” insiste Tartaglia, che lega il suo intervento anche alla memoria personale. “Negli anni Ottanta giocavo a calcio sotto le ciminiere dell’Italsider. Tornavo a casa con la maglia rossa, sporca di polvere di ferro. Mia madre scuoteva la testa e mi chiedeva se fosse piovuta terra rossa, senza sapere cosa respiravamo davvero”.
Oggi, conclude, non ci sono più alibi: “Sappiamo cosa significa vivere in questo territorio. E il fatto che lo sappiamo ci obbliga a scegliere da che parte stare”.
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