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In scena
12 Agosto 2025 - 07:18
Lo spettacolo a Monteiasi
MONTEIASI - Una piazza gremita, un cielo che prometteva solo stelle e risate, e un pubblico che non ha deluso. È andata in scena così l’altra sera a Monteiasi “La serva furastera (La badante straniera)”, commedia comica in dialetto monteiasino in due atti, scritta da Francesco Domenico Matichecchia, detto Mimmo per tutti. Scrittore teatrale con decine e passa di testi alle spalle e alcuni libri sul proprio paese Monteiasi pubblicati, anche in questa rappresentazione Matichecchia ha saputo mescolare con intelligenza ilarità popolare e spunti di riflessione sociale, senza mai perdere il ritmo né la veracità dei contenuti.
La storia ruota essenzialmente attorno alle vicende umane di un vero e proprio capo comico, Salvatore Marinelli, che ne ha curato anche la regia e sul palco ha interpretato con maestria Rafaele. Il colpo di scena sul finale del primo atto avviene all’arrivo di una badante straniera nella casa di Rafaele, alle prese con antiche ma sincere proposte matrimoniali, essendo scapolone da tempo, parenti avidi e personaggi vari, tutti immersi rigorosamente nelle piccole grandi nevrosi quotidiane.
La “furastera”, con il suo accento strano e i modi spicci, diventa allora il catalizzatore di una serie di equivoci, battibecchi e situazioni paradossali, che mettono a nudo le contraddizioni di una comunità la quale, pur legata alle tradizioni, si confronta con il cambiamento. Il dialetto monteiasino, usato con maestria e senza forzature estreme, è stato il vero protagonista linguistico della serata: non solo veicolo di comicità, ma anche strumento identitario, capace di far ridere e commuovere.
I diversi personaggi portati in scena dalla penna di Matichecchia, molto bravi nelle rispettive interpretazioni, si sono rivelati veri e propri archetipi locali, ancorché delle nostre zone salentine, senza mai divenire caricature. La badante, interpretata con brillante ironia e una mimica irresistibile, ha conquistato il pubblico sin dalle prime battute.
Buona pure la regia, che ha saputo sfruttare al meglio gli spazi della piazza, trasformandola in un palcoscenico vivo, dove ogni angolo diventava occasione scenica. Tra tutti bisogna citare forse quello che è stato l’attore principale: la piazza di Monteiasi, un tappeto umano di risate, applausi e commenti sussurrati tra una battuta e l’altra. Famiglie, giovani, anziani: tutti coinvolti e partecipi nel divenire collante di una serata teatrale magica e senza tempo.
E quando, nel secondo atto, tra pinti e copi di scena, la commedia ha virato verso una riflessione finale più profonda che mai, il silenzio rispettoso ha fatto da contrappunto alle risate precedenti.
“La serva furastera” non è stata allora solo una commedia comica ma, attraverso chi l’ha scritta, gli attori, la sua lingua dialettale e la sua gente, un atto d’amore verso Monteiasi stessa. È il teatro di Monteiasi che un tempo faceva storia con le sue compagnie teatrali, ad essere tornato in piazza, a parlare la lingua del popolo e a farlo ridere di sé stesso, attraverso un successo pieno, che merita repliche e applausi.
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