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Taranto

Acciaierie d’Italia: “Rigassificatore necessario se Taranto sceglie la riconversione verde”

L’azienda in amministrazione straordinaria stima un fabbisogno annuo di oltre 5 miliardi di metri cubi di gas per il nuovo assetto produttivo. La rete SNAM ne garantirebbe meno della metà

1 Rigassificatore Olt-2

Nave rigassificatore - archivio

TARANTO - La possibilità di utilizzare una nave rigassificatrice per lo stabilimento siderurgico di Taranto dipenderà dalla configurazione produttiva che verrà scelta per il futuro dell’impianto. Lo chiarisce Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, precisando che l’ipotesi di riconversione “verde” – la cosiddetta Opzione A – comporterebbe un fabbisogno elevato e costante di gas naturale.

Il piano industriale presentato prevede la realizzazione di 3 forni elettrici, 4 impianti di riduzione diretta e 4 sistemi di cattura della CO₂ generata nei processi produttivi. Queste nuove strutture, insieme a una parte degli impianti già esistenti che resterebbero in funzione, necessitano di una fornitura continua e abbondante di gas, sia per alimentare la produzione sia per garantire l’energia necessaria al loro funzionamento.

Secondo le stime di AdI in AS, il fabbisogno totale ammonterebbe a 5,1 miliardi di metri cubi di gas all’anno, mentre la rete di distribuzione attuale – come indicato da SNAM – può fornire al massimo 2 miliardi. Da qui nasce l’ipotesi di ricorrere a una nave rigassificatrice per colmare il divario.

Le valutazioni coincidono con quanto dichiarato agli organi di stampa dal professor Carlo Mapelli, profondo conoscitore dello stabilimento tarantino, già consulente del commissario Bondi e membro del CdA di AdI. Mapelli ha stimato un consumo di 270 metri cubi di gas per tonnellata di DRI, che per una produzione annua di 10 milioni di tonnellate di preridotto corrisponderebbe a 2,7 miliardi di metri cubi. A questi si aggiungono “poco più di 2 miliardi” per alimentare i forni elettrici, per un totale di almeno 4,7 miliardi di metri cubi, già superiore alla capacità dichiarata da SNAM.

Se a questo bilancio si aggiunge anche il fabbisogno degli impianti esistenti e di quelli destinati alla cattura della CO₂, si arriva alle quantità complessive stimate da Acciaierie d’Italia.

L’azienda ribadisce infine la disponibilità al confronto con tutte le parti interessate, impegnandosi a garantire massima trasparenza e a mettere a disposizione dati tecnici solidi e verificabili.

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