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L'intervento

Caso ex Ilva, “Taranto ha già pagato abbastanza”: l’appello degli infermieri

Il presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche lancia un monito sulla situazione ambientale e sanitaria della città. “Dati allarmanti, servono bonifiche e tutela reale della salute”

Corsia di ospedale

Corsia di ospedale - archivio

TARANTO - Non usa mezzi termini Pierpaolo Volpe, presidente dell’Opi Taranto, quando parla del peso che la città continua a sopportare. Con un appello diretto e netto, Volpe rilancia il tema dell’inquinamento prodotto dall’ex Ilva e chiama la politica a una presa di coscienza immediata: “I cittadini della provincia di Taranto hanno già pagato un tributo altissimo in termini di salute, è ora di agire”.

Secondo il presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche, il diritto alla salute non può più essere sacrificato sull’altare della produzione industriale. I dati epidemiologici parlano chiaro e raccontano una situazione ormai insostenibile. “Non è più tempo di compromessi – dichiara – bisogna fermare le fonti inquinanti e dare il via alle bonifiche”.

L’intervento di Volpe arriva in un momento in cui il futuro dell’impianto siderurgico di Taranto torna prepotentemente al centro del dibattito pubblico. “Dal 2012 ad oggi sono trascorsi 13 anni – ricorda – a cui si aggiungono oltre 50 anni di attività industriale incontrollata. Taranto non può attendere oltre”.

A rendere ancora più chiaro il quadro è il riferimento esplicito alla pronuncia della Corte Costituzionale, che si era già espressa sulla questione Ilva. Secondo i giudici costituzionali, il diritto alla salute può essere compresso solo per un periodo limitato rispetto a quello al lavoro, ma a Taranto – denuncia Volpe – questo principio è stato disatteso per troppo tempo.

Il presidente dell’Opi sottolinea anche le ricadute sanitarie pesantissime registrate sul territorio. “Taranto detiene un triste primato nella Regione Puglia per l’incidenza di patologie oncoematologiche e cronico-degenerative”, afferma, sottolineando come le conseguenze non siano più tollerabili, né sanabili con interventi tardivi.

A inquietare ulteriormente, spiega Volpe, sono anche alcune dichiarazioni apparse sulla stampa, secondo cui la costruzione dell’Ospedale San Cataldo sarebbe una sorta di compensazione per mantenere attive le fonti inquinanti. Una logica che il presidente rifiuta con fermezza, considerandola una beffa per una città che ha già subito troppo.

“È arrivato il momento di dire basta – insiste – non si può più aspettare né tollerare il rimpallo di responsabilità tra livelli istituzionali”. Volpe invoca una svolta netta, mettendo al centro il binomio ambiente e salute come priorità irrinunciabili per ogni iniziativa politica, locale o nazionale.

Nel mirino anche alcune decisioni recenti che, secondo il presidente, hanno mostrato una preoccupante mancanza di consapevolezza sulla situazione sanitaria tarantina. Tra queste, la presa di posizione della Regione Puglia sull’incremento della spesa farmaceutica, giudicata da Volpe “asettica e priva di un’analisi di contesto”.

“Taranto è la provincia pugliese con il più alto tasso standardizzato di malattie gravi – spiega – e molte delle terapie salvavita prescritte nei centri di riferimento, come il Policlinico di Bari, sono necessarie per affrontare patologie legate proprio all’esposizione ambientale”.

L’appello dell’Opi Taranto, a nome di tutti i professionisti della salute, si chiude con una richiesta chiara: una tutela reale della salute pubblica, che non si limiti a dichiarazioni di principio ma si concretizzi in atti, bonifiche e controlli severi. “Dobbiamo lasciare alle generazioni future una città che non sia più solo simbolo di veleni, ma di riscatto e rinascita”, conclude Volpe.

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