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Brindisi

Lo studio choc sul Petrolchimico: i più esposti al Cvm hanno perso fino a 2 anni e mezzo di vita

Indagine scientifica internazionale rivela un netto calo della sopravvivenza tra gli operai a contatto con il cloruro di vinile monomero. Confermata la correlazione con tumori a fegato e polmoni. I dati saranno presentati in Germania a settembre

Il Petrolchimico di Brindisi

Il Petrolchimico di Brindisi

BRINDISI - Una perdita media di 2 anni e mezzo di vita per gli operai più esposti al cloruro di vinile monomero (CVM). È questo il dato più inquietante emerso da uno studio epidemiologico internazionale condotto su 1.756 lavoratori del petrolchimico di Brindisi. L’indagine, ancora in fase preliminare, è il risultato della collaborazione tra università e istituzioni sanitarie italiane e tedesche, e punta i riflettori su un capitolo oscuro della storia industriale della città.

A firmare lo studio sono Emilio Gianicolo e Maria Blettner dell’Università di Mainz (Germania), Susi Epifani e Luca Convertini della ASL di Brindisi, Federico Scognamiglio dell’Università di Padova e Maurizio Portaluri dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. I primi risultati saranno presentati ufficialmente a settembre, durante la 70ª conferenza della Società Tedesca di Informatica Medica, Biometria ed Epidemiologia, in programma a Jena, in Germania.

Secondo quanto rilevato, l’esposizione al CVM – un gas utilizzato per ottenere il PVC – è associata a una riduzione significativa dell’aspettativa di vita. Gli studiosi parlano di 0,6 anni in meno per ogni incremento unitario dell’esposizione. In altre parole, a ogni aumento delle concentrazioni respirate negli ambienti di lavoro, corrispondeva una progressiva riduzione degli anni vissuti dagli operai. Un effetto lento, ma inesorabile.

L’analisi ha inoltre confermato una forte correlazione tra l’esposizione al CVM e l’insorgenza di tumori, in particolare al polmone e ancor più al fegato, due organi fortemente sensibili agli effetti cancerogeni della sostanza.

La produzione di PVC nello stabilimento brindisino ebbe inizio nel 1963 e cessò nel 1995, ma i riflessi sulla salute dei lavoratori hanno continuato a manifestarsi anche negli anni successivi. Lo studio ricorda che, proprio a partire dal 1995, furono avviati procedimenti penali nei confronti di dirigenti e datori di lavoro del comparto, in diverse città italiane, tra cui Brindisi.

Nel capoluogo pugliese, tuttavia, l’inchiesta giudiziaria non arrivò mai alla fase dibattimentale. La chiusura delle indagini avvenne nel 2003, senza ulteriori sviluppi giudiziari. Ma il materiale raccolto in quella fase investigativa – sottolineano gli studiosi – si è rivelato oggi fondamentale per ricostruire con precisione le condizioni di esposizione e i profili di rischio a cui sono stati sottoposti gli operai dell’impianto.

I dati prodotti da questo lavoro scientifico offrono ora un quadro documentato e autorevole sull’impatto reale che il ciclo produttivo del PVC ha avuto sulla salute di centinaia di persone. Un’eredità pesante, su cui lo studio invita a non abbassare l’attenzione, né dal punto di vista sanitario, né da quello etico e sociale.

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