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Taranto

"Aia, non è detta l'ultima parola. No a una fabbrica che uccide"

Il consigliere comunale Mirko Di Bello si schiera contro la ripartenza dell'ex Ilva: duro affondo contro l’ipotesi di aumentare la produzione e la logica delle compensazioni. "Salute e dignità non si barattano"

Mirko Di Bello

Mirko Di Bello

TARANTO - L’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) non è ancora stata concessa: il procedimento si è fermato al Parere Istruttorio Conclusivo (PIC), un passaggio tecnico preliminare, ma non l’atto finale. È quanto riporta, in una nota, il Consigliere comunale di opposizione Mirko Di Bello del gruppo "Oltre".

Nonostante ciò, il clima attorno alla vicenda è già teso. Per la prima volta, tutti gli enti locali coinvolti – dal Comune di Taranto alla Regione Puglia – hanno espresso un parere contrario.

Un “no” istituzionale che pesa, secondo Mirko Di Bello, e che dovrebbe segnare una svolta radicale nel rapporto tra la città e lo stabilimento siderurgico. “È arrivato il momento di superare la logica ricattatoria che da anni contrappone salute e lavoro”, afferma senza esitazioni.

Per Di Bello, non si può più restare impassibili di fronte a un modello industriale che, a suo giudizio, ha prodotto solo danni. “Dire no a una fabbrica che continua a inquinare e a ledere il diritto alla salute non è un atto di ribellione, ma una scelta necessaria. Per troppo tempo si è fatto finta che si potesse bilanciare la vita umana con la produzione. Non è mai stato possibile. E oggi più che mai dobbiamo avere il coraggio di ammetterlo”.

Il consigliere guarda con allarme all’ipotesi, ancora presente nel dibattito nazionale, di riportare la produzione dell’ex Ilva a 6 milioni di tonnellate annue, sostenute da alimentazione a carbone. “Pensare nel 2025 a simili numeri è anacronistico – osserva – è un’idea figlia di un passato che ci ha lasciato solo stanchezza, rassegnazione e sfiducia”.

Di Bello boccia anche l’idea di compensare gli effetti negativi dell’industria con promesse infrastrutturali o opere sostitutive. “In questi giorni ho sentito parlare di nuovi treni, voli, servizi… Ma che valore possono avere se continuano a chiederci il sacrificio di un’intera comunità? Il diritto alla salute è sancito dalla Costituzione, non è materia di trattativa. Porti, aeroporti, collegamenti non sono un privilegio da concedere: sono diritti che spettano a tutti i cittadini, inclusi quelli di Taranto, che pagano le tasse come tutti”.

Non si tratta solo di affermazioni di principio, ma anche di una denuncia concreta sulle lacune nella valutazione di impatto sanitario. Di Bello sottolinea come manchi una reale attenzione per chi ha vissuto e lavorato all’interno dello stabilimento. “È inaccettabile che ci si dimentichi di quei lavoratori esposti ogni giorno a rischi enormi. Dobbiamo cominciare a immaginare un altro futuro, basato su modelli alternativi, costruito collettivamente. Taranto non può essere condannata a un destino segnato solo dall’industria pesante. Merita di più”.

Infine, il consigliere riflette sul malessere sociale che si avverte tra i cittadini. “È vero, la gente è disillusa. Come dargli torto? Da anni assistiamo a promesse sistematicamente disattese. Anche chi aveva creduto nelle istituzioni oggi fatica a trovare fiducia. Ma proprio per questo, chi ha responsabilità pubbliche deve assumersi l’onere della verità e della trasparenza. Serve coraggio. Serve chiarezza. Serve scegliere, una volta per tutte, il bene comune”.

La parola finale sull’AIA spetta al Governo. Ma il segnale che arriva dal territorio è forte e inequivocabile. E secondo Di Bello, ignorarlo non sarebbe solo una grave leggerezza politica, ma un affronto alla storia e alla dignità della città.

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