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Salento in fiamme: migliaia di ulivi bruciati, Coldiretti: "La burocrazia fa più danni della xylella"

Roghi alimentati dalle alte temperature e dalla siccità distruggono ettari di uliveti. L'associazione degli imprenditori agricoli: “Ogni ettaro bruciato costa oltre 10.000 euro”

Vigili del Fuoco

Vigili del Fuoco - archivio

SALENTO – Il Salento brucia sotto il sole rovente dell’estate e la Coldiretti Puglia lancia un grido d’allarme. Incendi sempre più frequenti stanno devastando intere aree agricole, trasformando migliaia di ulivi in torce infuocate, specialmente quelli già secchi a causa della Xylella, e riducendo centinaia di ettari in paesaggi spettrali.

Le temperature che in prossimità delle fiamme raggiungono oltre 750 gradi trasformano gli alberi malati in veri e propri focolai naturali. Le sterpaglie, l’abbandono dei terreni, l’accumulo di rifiuti e l’assenza di bonifica aggravano il quadro, mentre anche tubi per l’irrigazione e materiali plastici vanno a fuoco generando nubi tossiche che si spingono fin dentro i centri abitati.

Secondo Coldiretti, ogni rogo costa più di 10.000 euro a ettaro, tra le spese per lo spegnimento, la bonifica immediata e la ricostituzione del sistema ambientale compromesso. A questi costi si aggiungono i danni economici all’agricoltura e le ripercussioni pesanti sull’immagine del Salento, che vive anche di turismo e che ogni anno attira migliaia di visitatori italiani e stranieri grazie alla sua bellezza paesaggistica.

L’associazione agricola denuncia inoltre i ritardi burocratici che hanno rallentato gli espianti e i reimpianti degli ulivi colpiti, contribuendo a mantenere campi improduttivi e abbandonati, perfetto combustibile per i piromani e per un clima sempre più estremo. “La burocrazia sta facendo più danni della Xylella” – denuncia Coldiretti – aggravando una crisi ambientale ed economica ormai strutturale.

Ad allarmare è anche il cambiamento climatico, che ha reso il clima salentino sempre più tropicale. Nel periodo da giugno 2024 a maggio 2025, le temperature sono state in media superiori di 0,69 gradi rispetto al trentennio 1991‑2020 e di 1,57 gradi rispetto all’epoca preindustriale, secondo i dati forniti dal sistema europeo Copernicus.

In questa situazione critica, il ruolo degli agricoltori diventa fondamentale. Sono loro la prima linea di sorveglianza del territorio, sottolinea Coldiretti, ma operano in condizioni difficili e con rischi elevati, a fronte di una risposta istituzionale spesso lenta e inefficace.

“La velocità di intervento è decisiva – conclude Coldiretti Puglia – ma senza una rete di prevenzione radicata e senza una gestione efficace dei terreni, il Salento continuerà a bruciare, sotto il peso di un’emergenza che si ripete ogni estate e che richiede azioni strutturali, non solo risposte d’emergenza”.

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