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Bari
04 Luglio 2025 - 14:34
Corsia di ospedale - archivio
BARI - Un sistema in affanno, incapace di rispondere ai bisogni dei più fragili e destinato a peggiorare se non si interviene subito. La sanità pugliese viene definita “tra le peggiori d’Italia” dalla UIL Pensionati Puglia, che commenta con toni allarmati i risultati del 13° Rapporto CREA Sanità, presentato a Roma.
Secondo quanto riportato nel dossier, la Puglia si colloca in fondo alla classifica nazionale, con meno del 33% delle performance potenzialmente raggiungibili. Una valutazione impietosa, segnata in rosso dagli analisti e confermata dai cittadini: il livello di soddisfazione complessiva è di 5,8 su 10, tra i più bassi in assoluto.
Ancora più critici i dati relativi all’assistenza per le persone non autosufficienti (punteggio 4,8), all’assistenza domiciliare (5,1) e ai ricoveri nelle strutture residenziali (4,5). Una distanza siderale, denuncia il sindacato, rispetto a realtà virtuose come il Trentino-Alto Adige, dove la soddisfazione media è 8,1.
Tiziana Carella, segretaria generale della UILP Puglia, non usa mezzi termini: “La nostra sanità è un malato terminale. I dati confermano ciò che vivono ogni giorno anziani, malati cronici e persone non autosufficienti. Siamo davanti a una vera e propria negazione del diritto alla salute”.
Il sindacato torna anche sulle richieste rimaste inascoltate: un confronto con il presidente Emiliano e l’assessorato regionale alla Sanità sui temi più urgenti, come l’aumento delle rette nelle strutture per anziani, la condizione delle famiglie che si fanno carico dell’assistenza e l’annoso problema delle liste d’attesa.
La UILP individua le cause di questo declino: assenza di programmazione, carenza di personale sanitario, medicina territoriale disomogenea, sprechi farmaceutici e liste infinite che spingono verso il privato, generando disuguaglianze e rinunce alle cure.
“Se il paziente è in agonia, vogliamo sapere qual è la terapia che la Regione Puglia intende adottare”, incalza Carella. “Non bastano le risorse: serve una svolta politica e amministrativa che rimetta al centro la salute pubblica e la giustizia sociale. Non possiamo più tollerare promesse senza fatti”.
Il sindacato ribadisce la propria disponibilità al dialogo, ma lancia un avvertimento: “Non resteremo in silenzio davanti a questa deriva. Il diritto alla salute è un dovere delle istituzioni, non un terreno di scontro ideologico”.
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