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Taranto

“Basta divisioni e pressioni: salute, lavoro e ambiente vanno salvaguardati insieme”

Il presidente del Consorzio ASI Costanzo Carrieri interviene sull’emergenza ex Ilva e chiede un accordo di programma chiaro e vincolante. No a deleghe in bianco, sì a un progetto concreto di decarbonizzazione e rilancio industriale

Costanzo Carrieri presidente Asi

Costanzo Carrieri

TARANTO – L’emergenza che grava sul futuro dell’ex Ilva e dell’intero comparto produttivo tarantino non può più essere affrontata con superficialità. Lo afferma con chiarezza Costanzo Carrieri, presidente del Consorzio ASI di Taranto, che in una lunga dichiarazione ha espresso preoccupazione per il clima di incertezza che pesa sui lavoratori dell’acciaieria e dell’indotto, ma anche per il crescente allarme sociale legato alle ricadute sanitarie e ambientali.

Carrieri sottolinea come la sentenza della Corte di Giustizia Europea, risalente a un anno fa, potrebbe indurre il Tribunale di Milano a disporre a breve lo stop della produzione nello stabilimento siderurgico, generando un vuoto decisionale che si tenta di colmare con l’iniziativa del ministro Adolfo Urso, impegnato a sollecitare la firma di un accordo di programma interistituzionale, passaggio indispensabile per ottenere il rilascio dell’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale).

Secondo il presidente dell’Area di Sviluppo Industriale, però, non si può procedere con logiche di emergenza né tantomeno facendo pressioni sulle istituzioni locali con la minaccia della chiusura dell’impianto. Carrieri plaude alla linea espressa in questi giorni dal sindaco di Taranto Pietro Bitetti, dal presidente della Provincia Gianfranco Palmisano e dal sindaco di Statte Fabio Spada, che hanno chiarito al Governo come un eventuale accordo debba escludere deleghe in bianco o automatismi non vincolati da prescrizioni chiare e condivise.

“La città ha bisogno di un patto vero – afferma Carrieri – costruito con una visione strategica, nel rispetto del territorio, e che non si limiti a scaricare le responsabilità da un livello istituzionale all’altro. Il tempo delle divisioni è finito: occorrono soluzioni condivise e impegni precisi”.

Il presidente dell’ASI definisce l’accordo di programma “lo strumento giusto per stabilire chi fa cosa, come e in quali tempi” per attuare un processo di decarbonizzazione ormai non più rimandabile, in nome della tutela della salute e della salvaguardia del lavoro.

Carrieri elenca cinque aree strategiche che dovranno essere tenute in considerazione nel futuro assetto dell’ex Ilva:

  • L’ambito industriale, che riguarda la manutenzione degli impianti, il destino dei dipendenti, i rapporti con i sindacati e le altre aziende operative.
  • L’aspetto ambientale, con un focus su bonifiche e AIA. Carrieri esprime perplessità sulla recente richiesta di revisione dell’autorizzazione ambientale, giudicata debole e incoerente con quanto stabilito dal decreto legislativo n. 5 del 30 gennaio 2025, relativo alla VAS (Valutazione ambientale e danno sanitario), che – se affidata ai gestori dell’impianto – creerebbe un inaccettabile conflitto d’interessi. “È fondamentale che questo compito venga assegnato a un soggetto terzo e indipendente”, insiste.
  • L’ambito urbano, che dovrà prevedere tutele per l’indotto, investimenti nella ricerca e una graduale separazione dell’impianto dalla città e dal porto, oltre al potenziamento del Tecnopolo e delle strutture universitarie.
  • Il piano finanziario, che dovrà mettere a sistema tutte le risorse disponibili, dal PNRR al CIS, passando per ZES e JTF, e prevedere anche gli ammortizzatori sociali necessari.
  • L’assetto operativo, con l’individuazione di tempi certi, una cabina di regia, gruppi di lavoro tematici e clausole risolutive che diano certezze anche sul piano legale e giurisdizionale, in relazione a questioni pendenti come il sequestro degli impianti.

Secondo Carrieri, per garantire l’efficacia dell’accordo sarà necessario inserire nel bilancio dello Stato un fondo da almeno 4 miliardi di euro, cifra ritenuta indispensabile per il risanamento ambientale e tecnologico dello stabilimento. Inoltre, la gestione del centro siderurgico dovrà essere affidata per almeno 5 anni a un partenariato pubblico-privato, capace di guidare la transizione ecologica con una governance solida e non subalterna agli interessi di parte.

“Solo con questi presupposti si potrà davvero parlare di transizione ecologica concreta, credibile e compatibile con le esigenze della città – conclude Carrieri – e non certo con una prospettiva che guarda al 2039. Ogni soggetto coinvolto deve assumersi le proprie responsabilità in modo costruttivo e trasparente. La comunità jonica non può più essere ostaggio di una politica dilatoria, priva di visione. Giustizia ambientale e sociale devono guidare ogni scelta, in coerenza con i bisogni reali del territorio e con le direttive dell’Unione Europea”.

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