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Taranto
01 Luglio 2025 - 11:35
Anna Kuliscioff
TARANTO - Quest’anno ricorre il centenario della morte di Anna Kuliscioff e si è istituito un comitato per le celebrazioni che vede la senatrice Liliana Segre come Presidente onoraria.
Anche Taranto ha avuto una piccola parte nella vita della Kuliscioff attraverso l’amicizia con lo storico Francesco Nitti (Taranto, 1851 - Roma, 1905), come ha evidenziato Marianna Capozza nel suo saggio del 2010 Le carte di Francesco Nitti, edito da Scorpione. Tra le lettere del Nitti custodite dalla Biblioteca Acclavio ve n’è una diretta a un professore milanese -probabilmente Arcangelo Ghislieri- in cui manifestava la sua preoccupazione per la sorte della Kuliscioff, arrestata il 9 maggio 1898 insieme con il suo compagno Filippo Turati con l’accusa di aver fomentato attraverso il giornale Critica Sociale- i moti milanesi contro il folle rincaro del pane.
L’intervento del tarantino non nasceva da una spinta politica, ma amicale.
Il Nitti e “la signora del socialismo italiano” -come è stata poi definita la Kuliscioff- si erano conosciuti del tutto casualmente a Napoli anni prima, nel 1884: i due infatti avevano abitato nello stesso palazzo di c.so Vittorio Emanuele 578 nel quartiere Montecalvario. La Kuliscioff si era appena iscritta alla facoltà di Medicina (per trasferimento dall’università di Berna), e in quel palazzo vi trovò il Nitti che era a Napoli per delle ricerche storiche per conto della Società di Storia Patria. Entrambi conducevano una vita solitaria: la Kuliscioff, in particolare, oltre agli studi doveva provvedere a sua figlia Andreina, nata pochi anni prima da una sofferta relazione con Andrea Costa. Come ci dice il Nitti nella lettera al suo collega milanese, nacque un’amicizia “pura e semplice… che divenne, grazie ad una consuetudine di lunghe conversazioni quasi quotidiane, intimissima”. Si trattò certamente di un feeling intellettuale che poggiava le basi sulla grande cultura di entrambi. Il Nitti aveva scritto un libro su Machiavelli e si stava interessando alla figura di Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici.
Francesco Nitti - ritratto conservato nella sede della Biblioteca Acclavio di Taranto
Ma il tarantino aveva altresì una ricca storia famigliare da raccontare. Il padre Cataldo, senatore del Regno scomparso nel 1882 e di spirito fortemente liberale, nell’estate 1860 –durante l’impresa dei Mille- si era dimesso da Intendente della Lucania al fine di agevolare la presa di potere del suo amicissimo Nicola Mignogna che si proclamò Pro-dittatore della Lucania per conto di Garibaldi. E, probabilmente, fu proprio il ruolo ricoperto dal Mignogna, per lungo tempo uomo di fiducia di Garibaldi, ma anche punto di riferimento cruciale nella tragica impresa del 1857 dell’icona del socialismo Carlo Pisacane, che incuriosì molto la Kuliscioff. D’altro canto il Nitti, uomo vicino a Sidney Sonnino e quindi alla destra, ma prim’ancora storico irreprensibile interessato alla geopolitica (fu molto stimato da Benedetto Croce), voleva comprendere meglio, attraverso la ex nichilista, la fase storica che stava attraversando l’Impero Russo, ma altresì il socialismo in Europa.
Certamente la Kuliscioff ebbe modo di spiegare al suo amico quel mondo poco conosciuto, vista la nota partecipazione che lei ebbe -giovanissima- alla propaganda populista in Ucraina e Russia, ma anche la intima amicizia coltivata prima con Carlo Cafiero e poi con Andrea Costa, che furono i rappresentanti più autorevoli dell’Internazionale dei Lavoratori in Italia. Non è forse un caso che, nel luglio 1892 sul giornale Critica Sociale, proprio di fianco all’articolo in cui ricordava con nostalgia la figura di Carlo Cafiero, appena scomparso, Anna Kuliscioff dedicasse una recensione al libro di Francesco Nitti su Leone X. Un anello di congiunzione, politica, con la Puglia -quello invece dell’amicizia con Cafiero- che riemerse poi anni dopo nella figura di Gaetano Salvemini che la Kuliscioff ebbe al suo fianco nella lotta per l’emancipazione femminile (non particolarmente avvertita, invece, dal suo compagno Turati).
Nel concludere, e ritornando alla lettera del 1898 pubblicata da Marianna Capozza, c’è una circostanza che ha colpito la nostra attenzione. Nitti riporta come vi fosse stata negli anni una fitta corrispondenza con la Kuliscioff, di cui però non è rimasta traccia nel fondo Nitti della biblioteca Acclavio. Per quanto riguarda invece le lettere spedite da Nitti alla Kuliscioff, nel 2004 il professor Stefano Miccolis -uno dei massimi studiosi del marxista Antonio Labriola- ebbe modo di spiegare solo in parte il dilemma del mancato ritrovamento: i curatori dell’epistolario di Filippo Turati scambiarono Francesco Nitti per Francesco Saverio Nitti, ma le lettere identificate sono solo tre -del 15 gennaio, del 19 luglio 1886 e del 17 novembre 1890- di cui solo l’ultima è in realtà diretta alla Kuliscioff.
In questa missiva la ringraziava del testo manoscritto della conferenza sul Monopolio dell’uomo tenuta il 27 aprile precedente e che fece tanto clamore per l’importanza dei temi affrontati in ambito della difesa dei diritti delle donne in ambito lavorativo. Nella seconda parte della lettera confidava alla “cara amica” di non voler prendere in considerazione l’idea di ricandidarsi al Parlamento perché gli mancava soprattutto la forza “di adattamento di carattere” necessaria per frequentare quelle aule.
Fino al mese di aprile di quest’anno, a Milano, è stata allestita presso il museo del Risorgimento una mostra documentaria sulla vita della Kuliscioff, che oggi ha carattere itinerante.
di Valerio Lisi
Ricercatore indipendente
Autore di alcuni libri risorgimentali
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Testata: Buonasera
ISSN: 2531-4661 (Sito web)
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