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Taranto
27 Giugno 2025 - 07:44
Una veduta del Mar Piccolo
TARANTO - Con il decreto n. 367 del 24 giugno 2025, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha ufficialmente bocciato il progetto del parco fotovoltaico galleggiante da 100 megawatt che avrebbe dovuto essere realizzato nel Mar Piccolo. Una decisione attesa da mesi, accolta con soddisfazione dal Movimento 5 Stelle di Taranto, che aveva fin dall’inizio espresso una ferma opposizione all’iniziativa.
Il verdetto negativo rappresenta, secondo i pentastellati, una vittoria della comunità, dell’ambiente e della verità. A determinare l’esito sfavorevole sono stati i pareri contrari espressi da organismi istituzionali e tecnici, tra cui la Commissione tecnica PNRR-PNIEC, le Soprintendenze speciali e subacquee e il Ministero della Cultura, che hanno ritenuto il progetto incompatibile con il contesto naturale, paesaggistico e produttivo dell’area.
Il gruppo territoriale del M5S ha ribadito di aver denunciato per tempo i rischi legati alla realizzazione dell’impianto, evidenziando come l’intervento fosse privo di condivisione con la cittadinanza e in contrasto con la vocazione storica ed ecologica del Mar Piccolo. Secondo il movimento, trasformare uno specchio d’acqua così delicato in una distesa di pannelli significa minacciare la biodiversità, colpire la mitilicoltura, e alterare un patrimonio identitario per Taranto e l’intero Paese.
«Il Mar Piccolo non è una superficie da occupare – si legge nella nota del M5S – ma un ecosistema unico, un presidio produttivo e culturale da proteggere. Questo progetto non era né sostenibile né giustificabile, e il Ministero ci ha dato ragione su tutta la linea».
Il gruppo ribadisce il proprio sostegno alla transizione ecologica, ma chiede che venga attuata in maniera giusta, condivisa e rispettosa dei territori. «Sì alle energie rinnovabili, ma nei luoghi idonei, con regole chiare e partecipazione popolare» affermano.
I 5 Stelle annunciano infine che continueranno a monitorare ogni decisione futura sull’area e a difendere il diritto della città a scegliere il proprio modello di sviluppo. «Su Taranto non si decidano più progetti dall’alto – concludono – ma insieme al territorio».
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