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Lo scontro

Palmisano boccia l'accordo sull'ex Ilva: "Modello fallito, Taranto non sarà sacrificata"

Il presidente della Provincia respinge la proposta del ministro Urso e chiede un vero piano di riconversione: "No a forzature, sì a salute, giustizia sociale e bonifiche. Serve un confronto reale con il territorio"

Gianfranco Palmisano

Gianfranco Palmisano durante il confronto in video-conferenza

TARANTO - Una posizione ferma, netta, senza ambiguità. Il presidente della Provincia di Taranto Gianfranco Palmisano respinge senza mezzi termini la proposta di Accordo di Programma avanzata dal ministro Adolfo Urso per il futuro dello stabilimento ex Ilva. “Non firmerò un’intesa che ripropone un modello industriale già fallito”, ha dichiarato Palmisano, al termine di un incontro a Roma con lo stesso ministro, al quale hanno partecipato anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il sindaco di Taranto Piero Bitetti, il primo cittadino di Statte Fabio Spada e il commissario dell’Autorità Portuale Giovanni Gugliotti.

Il presidente provinciale ha ringraziato pubblicamente le associazioni ambientaliste per le lettere aperte ricevute nei giorni scorsi, dichiarando di condividerne pienamente lo spirito e le preoccupazioni. “È lo stesso spirito che ispira la nostra linea istituzionale: chiara, intransigente, orientata alla salvaguardia del territorio”, ha sottolineato.

Secondo Palmisano, il documento predisposto dal Ministero non offre alcuna reale discontinuità rispetto al passato. Al contrario, si limita a riproporre un'impostazione che ha già mostrato tutti i suoi limiti, senza fornire risposte credibili alle esigenze del territorio. “Nel testo mancano dati concreti, garanzie ambientali, impegni economici certi e informazioni precise sugli acquirenti privati – ha puntualizzato –. Non ci sono scadenze vincolanti, né una visione strategica capace di superare le criticità strutturali del polo industriale”.

Tra i punti critici messi in evidenza, Palmisano ha citato l’ipotesi di impianti dissalatori e navi gasiere, giudicati “strumenti che aggraverebbero l’impatto ambientale”, oltre alla previsione di un porto asservito unicamente all’industria pesante, a discapito di altri comparti vitali come logistica, turismo, nautica e sviluppo sostenibile.

Il presidente della Provincia ha definito il documento “vago, sbilanciato e calato dall’alto”, con un evidente tentativo di forzarne l’approvazione senza un reale processo partecipativo. “Taranto non può più subire decisioni prese a Roma che poi ricadono interamente sul nostro territorio”, ha detto, richiamando la necessità di un cambiamento di rotta.

La richiesta è chiara: serve un vero piano di bonifica, riconversione e giustizia ambientale e sociale, che ponga al centro la salute e la dignità delle persone. Palmisano ha confermato l’intenzione di inviare al Ministero tutte le osservazioni tecniche richieste, ma ha ribadito che ogni eventuale adesione a un nuovo accordo dovrà nascere da un confronto ampio e condiviso. “Vogliamo che siano coinvolti sindacati, cittadini, associazioni. Nessuna firma sarà apposta senza un mandato chiaro e collettivo del territorio”.

Tra le proposte che saranno avanzate al governo, il presidente ha anticipato la richiesta di costruire tre forni elettrici entro tre anni, insieme alla nazionalizzazione dello stabilimento, considerato ormai un sito strategico per l’interesse nazionale. “Se l’ex Ilva ha questo valore, allora il governo se ne faccia carico direttamente”, ha affermato.

Infine, Palmisano ha rivolto un appello a tutti i parlamentari pugliesi, senza distinzione di schieramento: “Questa è una battaglia che dobbiamo combattere uniti. A Roma si decide, ma poi siamo noi, qui sul territorio, a rispondere ai cittadini. E solo a loro dobbiamo rendere conto”.

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