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L'intervento

L’Italia deve dichiarare la propria perenne neutralità. Le ragioni storiche e culturali

Gli eventi bellici recenti, pur seguenti terribili carneficine, hanno lasciato di stucco tutti

Guerra in Ucraina

Guerra - archivio

Non esiste più una dichiarazione di guerra come -ricordo vagamente- una volta prescriveva il diritto internazionale; quindi ci si chiede se l’Italia nella sua condizione di alleato storico degli Usa e come ospitante di molte basi militari a stelle e strisce debba attendersi o no missili di qualcuno.
 
Esistono armi micidiali dalle quali nessuno può difendersi neanche con i più i sofisticati aggeggi informatici. Armi di cui abbiamo avuto solo un timido assaggio che dimostra come l’Italia può essere polverizzata in poco tempo e che non esiste nessuna probabilità di acquisire armamenti paragonabili quale che siano gli “investimenti” che si decidano.
 
È facile che le ritorsioni nella migliore delle ipotesi siano anche di tipo economico (oltre a quelle già esistenti) che impatterebbero sulla nostra economia già disastrata dalle recenti scelte scellerate dei governi nostrani.
 
Si può continuare a lungo nell’elencare le considerazioni che, pur nella assenza di informazioni attendibili, ci lasciano di stucco nella verifica della impotenza ineluttabile nella quale siamo caduti. E non parliamo delle responsabilità di ciò.
 
Ci si sente in guerra; tiratici dentro da forze ed interessi sconosciuti; e non si sa perché! Né si immagina quali vantaggio storico possa portare all’Italia una partecipazione ad un confronto armato così bestiale. Né si immagina che hanno da guadagnare anche i nostri partner e cugini europei a mettere il naso in questo rinverdimento della barbarie che pensavamo essere rimasta solo nei libri di storia. Ma anche nella ipotesi che esista un vantaggio enorme da ricavare dalla partecipazione ad una guerra non si può capire perché cimentarsi in una avventura così lontana dai canoni minimi della nostra civiltà e cultura.
 
Quindi questi eventi confermano, se mai qualcuno ne sentisse il bisogno, del valore planetario della neutralità sul modello Vaticano e Svizzero. L’Italia deve farsi promotrice in tutte le Cancellerie del mondo di questo valore universale che si presenta come terzo rispetto agli interessi belligeranti. In Ucraina, Gaza, Iran, Iraq, ecc. ecc. sembra che si confrontino due “filosofie” differenti convinte che non si può sopravvivere senza l’annientamento dell’altra. Noi dobbiamo, nei fatti, onorare la nostra cultura e civiltà testimoniando la possibilità di una terza via pacifica e dialogante.
 
Appunto, il dialogo. Dopo quello che è già avvenuto come si riannodano i rapporti? Come si edifica il mondo futuro senza che uno dei contendenti non sia debellato? E come si fa ad auspicare la distruzione di stati popolosi e storici? Genocidi a gogo? Coloro che dietro le quinte stanno producendo le condizioni del “non ritorno” è mai possibile che non sappiano che disastro si sta preparando ed è mai possibile che vogliano una apocalisse del genere?
 
L’Italia deve dichiarare la propria perenne neutralità; certo a) per ragioni economiche, b) per via dei trattati internazionali vigenti che non le consentono di armarsi con armi offensive, c) per la sua missione e responsabilità irrinunciabile di custode della cultura ed arte del pianeta; ma deve far tesoro di questa condizione e rendersi conto che questa cultura di cui andiamo orgogliosi ci dice che il Potere morale e culturale è una cosa che non si può fabbricare o comperare come si può fabbricare o comperare un missile o un carro armato. Il Vaticano ha dimostrato che il Potere del Pensiero non ha limiti e noi potremmo averlo se solo ne scoprissimo l’esistenza! È quella la guerra che dobbiamo combattere, il confronto delle idee, delle culture, non degli interessi; e per cultura non si intende libri e musei ma pensieri, modelli di vita, sensibilità, rispetto per l’altrui cultura, cioè valori dalla forza planetaria ed irresistibile.  
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