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16 Giugno 2025 - 12:06
Droga, armi e soldi sequestrati -archivio
TRANI – Un’organizzazione criminale dal profilo mafioso, con collegamenti diretti ai clan foggiani dei Sinesi-Francavilla e ai gruppi armati baresi degli Strisciuglio, è stata sgominata dai Carabinieri del Comando Provinciale di Barletta-Andria-Trani con un’operazione condotta all’alba.
Ecco i dettagli del blitz di questa mattina:
Diciannove le misure cautelari eseguite su mandato dell’autorità giudiziaria, nell’ambito dell’inchiesta ribattezzata "Diomede", che ha disarticolato una rete attiva nel traffico di droga, nella detenzione di armi da guerra, nelle estorsioni e nei riti di affiliazione tipici della camorra.
Al vertice del sodalizio, secondo gli investigatori, ci sarebbe Daniele Boccuto, 34 anni, detenuto a Siracusa per omicidio, distruzione di cadavere, spaccio, estorsioni e porto illegale di armi. Anche dal carcere avrebbe continuato a impartire direttive agli affiliati, mantenendo saldo il controllo sull’organizzazione.
Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, hanno portato alla luce uno scenario inquietante: il gruppo era in possesso di armi da guerra, tra cui un Ak45 con 4 caricatori, un Ak47 con 2 caricatori, un fucile calibro 32, un fucile a pompa calibro 12 e almeno 1.000 proiettili. Uno degli indagati, intercettato, avrebbe persino affermato: "Con queste armi possiamo metterci d'accordo con Putin".
Il sistema di affiliazione si fondava su veri e propri riti d’iniziazione, con la recita della cosiddetta "favella", una filastrocca da memorizzare e pronunciare davanti a un’immagine sacra e al “padrino”. Una liturgia mafiosa che culminava con il "battesimo" degli affiliati, riconosciuti dal boss Boccuto dopo aver dimostrato fedeltà, sacrificio e appartenenza al gruppo.
Uno dei personaggi chiave dell’organizzazione sarebbe stato Andrea Di Gennaro, 25 anni, considerato il braccio destro del capo e in contatto diretto con i Sinesi-Francavilla di Foggia. Secondo le ricostruzioni, il gruppo avrebbe ottenuto fino a 3.000 euro al giorno dal traffico di droga.
Ma le accuse non si fermano allo spaccio. Gli inquirenti hanno ricostruito anche una lunga serie di estorsioni ed episodi criminali violenti. Tra i fatti contestati, anche un caso di lupara bianca e una sparatoria avvenuta nel 2014 a Canosa di Puglia, durante i festeggiamenti patronali: 53 colpi di Kalashnikov sparati contro le giostre di un luna park gremito di persone, per costringere i giostrai a pagare 1.500 euro e consegnare oltre 1.000 blocchetti di biglietti.
Per due degli indagati è stato disposto l’obbligo di dimora, ma l’inchiesta è destinata a estendersi, viste le ramificazioni del gruppo su diverse province e i legami con reti criminali già attenzionate da tempo.
L’operazione Diomede segna un colpo duro alla criminalità organizzata pugliese, e conferma come le nuove mafie si muovano tra rituali arcaici, armi da guerra e alleanze trasversali, unendo brutalità, affari e simbolismi.
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