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Bari
28 Maggio 2025 - 09:28
Francesco Sgherza
BARI – A meno di sette mesi dalla scadenza fissata dal governo per il raggiungimento dei target sulle fonti rinnovabili, la Puglia resta indietro. Lo rivela un’analisi del Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia, che ha elaborato i dati di Terna sulla base degli obiettivi indicati nel Decreto Aree Idonee.
La Puglia dovrà raggiungere 2.405 megawatt di nuova potenza da fonti rinnovabili entro la fine del 2025. Tuttavia, al momento la regione si ferma a 1.706 megawatt, frutto della differenza tra nuove installazioni, potenziamenti, dismissioni e riduzioni.
Allo stato attuale, mancano all’appello 699 megawatt. Solo tenendo conto della proiezione di aprile 2025, il divario è di almeno 210 megawatt rispetto al ritmo mensile previsto. Un ritardo significativo, se si considera che quello pugliese è uno dei traguardi più ambiziosi tra tutte le regioni italiane.
Nel confronto con il resto del Paese, alcune regioni sono già avanti: il Lazio ha superato il proprio target di 1.131 megawatt, seguito da Lombardia (+526) e Piemonte (+344). In difficoltà, invece, Sardegna (-284), Sicilia (-253) e Calabria (-233).
Il decreto nazionale prevede che le Regioni individuino le superfici e le aree idonee all’installazione degli impianti Fer, con una procedura agevolata e prioritaria rispetto ad altri strumenti urbanistici. In caso di inadempienza, è previsto un sistema di compensazioni ambientali a carico delle Regioni non virtuose.
Una recente sentenza del Tar Lazio ha chiarito che le Regioni non possono introdurre limitazioni più restrittive di quelle previste dalla normativa nazionale, assicurando almeno il riconoscimento automatico delle cosiddette aree idonee ex lege.
“La Puglia ha un potenziale enorme sul fronte delle energie rinnovabili,” ha dichiarato Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia. “Ma l’incertezza normativa legata agli sviluppi giudiziari rischia di frenare il percorso verso gli obiettivi fissati dal Piano nazionale energia e clima.”
Per Sgherza, il punto chiave resta l’equilibrio tra produzione di energia pulita e tutela del territorio: “Non possiamo ignorare l’impatto che gli impianti possono avere su agricoltura, turismo e paesaggio. Ma allo stesso tempo non possiamo permetterci di perdere questa occasione di sviluppo.”
La sfida, secondo il presidente di Confartigianato, è far sì che i vantaggi ricadano direttamente su imprese e cittadini. Non solo in termini di riduzione delle emissioni, ma soprattutto per abbattere i costi energetici, che continuano a rappresentare un freno pesantissimo per la competitività del sistema produttivo pugliese.
La corsa contro il tempo è ufficialmente aperta. E il risultato finale dipenderà dalla capacità delle istituzioni di rendere concreti e attuabili strumenti e regole, evitando ulteriori ritardi che la Puglia, oggi più che mai, non può permettersi.
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