Le verifiche si sono concentrate in particolare su alcuni reparti e uffici dell'ospedale Perrino di Brindisi, due strutture sanitarie private e quattro studi legali distribuiti tra le province di Brindisi e Taranto. Gli accertamenti hanno riguardato non solo la documentazione cartacea, ma anche materiali digitali conservati su computer e smartphone, ritenuti utili a ricostruire l'articolata rete di relazioni tra i soggetti coinvolti.
Secondo le prime risultanze investigative, gli indagati sarebbero almeno 18, ma il numero potrebbe salire con il proseguire degli accertamenti. Le ipotesi di reato sono molteplici e gravi: si va dall’associazione per delinquere finalizzata al falso e alla frode assicurativa, fino alla distruzione o alterazione di documenti, passando per falsità ideologica in atti certificativi da parte di soggetti esercenti pubblica necessità, falsità materiale da parte di privati, e falsificazioni commesse da pubblici ufficiali.
L’indagine, ancora in fase preliminare, punta a fare luce su un presunto schema illecito attraverso il quale, mediante documentazione sanitaria artefatta, sarebbero stati ottenuti indebitamente risarcimenti da parte di compagnie assicurative. Gli inquirenti ipotizzano l’esistenza di un meccanismo ben strutturato, che avrebbe coinvolto professionisti del mondo sanitario e giuridico.
Gli sviluppi dell’inchiesta potrebbero emergere già nei prossimi giorni, con nuove perquisizioni o ulteriori iscrizioni nel registro degli indagati.
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