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Bari e Bat
16 Aprile 2025 - 09:20
La Guardia di Finanza di Bari
BARI – Aveva trasformato la cella in un ufficio di comando, gestendo un sistema di estorsioni con metodi mafiosi grazie a uno smartphone nascosto tra le mura del carcere. È questo lo scenario emerso da una complessa indagine condotta dalla Guardia di Finanza dei comandi provinciali di Bari e Barletta-Andria-Trani, che ha portato all’esecuzione di cinque misure cautelari in carcere, su disposizione del GIP del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.
L’indagine, scaturita dall’analisi di alcuni telefoni sequestrati in una precedente operazione, ha permesso di ricostruire una fitta rete di minacce e richieste di denaro ai danni di un imprenditore di Trani, che sarebbe stato sottoposto a continue pressioni e intimidazioni per versare somme di denaro “in cambio di protezione”.
Secondo l’ipotesi accusatoria, il mandante delle estorsioni, già detenuto per associazione mafiosa ed estorsione aggravata, avrebbe utilizzato illegalmente un cellulare per inviare ordini diretti a quattro emissari, incaricati di riscuotere il denaro. Tutti i complici risultano gravati da precedenti penali.
Le intercettazioni hanno restituito un quadro agghiacciante della pressione psicologica esercitata sulla vittima. Queste alcune delle frasi pronunciate dall’estorsore:
“Io te lo giuro su mio figlio che ti scanno come un maiale”
“Come ti prendo in mezzo alle mani ti svito la testa”
“Non mi fare contattare tutta la tua famiglia… tu mi devi dare i soldi”
“Oggi ti distruggo, distruggo tutta la vita tua”
“Tu vuoi campare, eh? E mi devi togliere il debito”
Le prove raccolte dalle Fiamme Gialle attraverso osservazioni, pedinamenti, analisi di chat e testimonianze hanno consentito di delineare un quadro indiziario grave e articolato, ritenuto sufficiente per giustificare l’emissione delle misure cautelari.
L’operazione rappresenta un duro colpo alle dinamiche criminali che mirano a intimidire il tessuto economico locale, sfruttando la forza intimidatoria del “metodo mafioso”. Le indagini sono ancora in corso, e i soggetti coinvolti restano indagati nella fase preliminare, in attesa di giudizio.
L’impegno congiunto della Procura e della Guardia di Finanza conferma la determinazione dello Stato nel colpire con fermezza ogni forma di criminalità organizzata e nel difendere chi, come l’imprenditore vessato, trova il coraggio di denunciare.
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