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Trani
31 Marzo 2025 - 12:31
L'area del porto di Trani
TRANI - Sette anni di attesa, risorse economiche spese e nessun Piano Regolatore Portuale approvato. A tracciare un quadro critico sulla gestione del porto di Trani è Maria Grazia Cinquepalmi, ex consigliera comunale oggi attiva nel fronte civico cittadino, che punta il dito contro l’amministrazione per l’assenza di una visione strategica sulla principale risorsa turistica del territorio.
“Il porto rappresenta il cuore pulsante dello sviluppo turistico di Trani. Renderlo sicuro, dragarlo, ripulirlo e attrezzarlo per l’accoglienza delle imbarcazioni avrebbe dovuto essere una priorità. Invece ci ritroviamo a cedere la sua gestione ai privati, senza uno strumento urbanistico adeguato”, afferma Cinquepalmi.
Al centro della polemica la revoca, dopo sette anni, dell’incarico per la redazione del Piano Regolatore del Porto, affidato nel 2018. Il contratto è stato annullato per grave inadempimento dalla dirigenza dell’Area Urbanistica del Comune, con richiesta di restituzione di circa 13 mila euro, oltre a 9.288 euro spesi per il campionamento dei fondali, ritenuti non giustificati in base alle attività realmente svolte.
Nonostante la perizia di variante approvata nel 2022 e il certificato di regolare esecuzione firmato nel novembre 2023, i lavori di campionamento non hanno portato all’adozione del Piano, documento imprescindibile per lo sviluppo del porto secondo quanto previsto dalla legge regionale numero 17 del 2015. La normativa, infatti, attribuisce ai Comuni costieri la competenza in materia portuale e subordina il rilascio di nuove concessioni demaniali all’esistenza di un Piano Regolatore Portuale approvato.
In questo contesto si inserisce la nuova procedura pubblica avviata dal Comune di Trani, finalizzata al rilascio di una concessione per la gestione e la riqualificazione dell’approdo turistico presso la darsena comunale. Un bando che, secondo Cinquepalmi, solleva più di una criticità normativa: “Senza un Piano approvato, le concessioni andrebbero rimesse a gara nelle stesse condizioni attuali. Invece si prevede un affidamento fino a vent’anni, ben oltre i limiti consentiti, e si estende la concessione fino al Molo Sant’Antonio, area mai inclusa nei precedenti titoli”.
A rendere la situazione ancora più intricata è il vuoto pianificatorio su cui si muove l’amministrazione. La Regione, ricorda Cinquepalmi, ha chiarito che non ha alcuna competenza autorizzativa sulle singole concessioni, poiché tale responsabilità è in capo esclusivamente al Comune. “Affidarsi a presunti pareri regionali sarebbe un modo per mascherare l’assenza di programmazione e aggirare le regole”, aggiunge.
Secondo Cinquepalmi, l’intera vicenda dimostra l’urgenza di rispettare le norme regionali per evitare scelte improvvisate e pericolose per il futuro del porto. “Abbiamo perso tempo e soldi senza ottenere nulla di concreto. Serve un cambio di passo, serve un progetto serio che riporti il porto al centro dello sviluppo economico e turistico della città”, conclude.
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