BARI – Un fronte compatto di sindaci della Città Metropolitana di Bari, guidati dal primo cittadino Vito Leccese, ha lanciato un chiaro segnale politico e istituzionale al Consiglio Regionale della Puglia.
Nell’Agorà della sede consiliare si è svolto un incontro pubblico per presentare e sostenere il documento “Giù le mani dai sindaci”, un appello formale per chiedere la modifica o l’abrogazione della contestata norma approvata il 31 dicembre 2024, che obbliga i sindaci intenzionati a candidarsi alle regionali a rassegnare le dimissioni con sei mesi di anticipo rispetto alla data del voto.
La legge, inserita all’articolo 219 della Legge Regionale n. 42, è stata definita dai promotori come un atto che lede i principi democratici e costituzionali, in particolare l’articolo 51 della Carta, che garantisce parità di accesso alle cariche pubbliche. I firmatari del documento, tutti amministratori locali, chiedono al Consiglio di rivedere la norma introducendo una semplice incompatibilità al momento dell'elezione, piuttosto che una preventiva esclusione dalla competizione elettorale.
Nel suo intervento, il sindaco di Bari ha denunciato apertamente le modalità con cui la disposizione è stata approvata, sottolineando l’anomalia dell’inserimento della norma in una legge di bilancio, priva di connessioni tematiche con la materia elettorale.
“Questa legge – ha affermato Leccese – è stata infilata tra una voce di spesa per feste patronali e un finanziamento a un’associazione turistica. Un tentativo mascherato di ridurre al silenzio chi rappresenta le comunità locali.”
Il sindaco ha poi ricordato che, fino a dicembre scorso, la norma prevedeva l’obbligo di dimissioni solo al momento della presentazione ufficiale delle candidature, una prassi già consolidata che garantiva maggiore equilibrio e trasparenza.
Particolarmente critico il giudizio sull’approvazione avvenuta con voto segreto, meccanismo che ha sollevato forti perplessità sull’intenzione reale dei consiglieri regionali che l’hanno sostenuta.
“In democrazia, il voto segreto si utilizza per le persone, non per riscrivere le regole del gioco”, ha tuonato Leccese. “Chi ha votato questa legge, l’ha fatto nell’ombra. Ma noi ci mettiamo la faccia, sempre.”
Secondo il sindaco, il vero obiettivo della norma sarebbe quello di impedire la discesa in campo di amministratori locali, potenzialmente forti sul piano del consenso, a tutto vantaggio di chi già siede negli scranni regionali. Una “distorsione del confronto democratico” che, secondo i firmatari, altera profondamente le dinamiche elettorali.
Non una battaglia corporativa, ha chiarito Leccese, ma una difesa di un principio costituzionale che riguarda tutti i cittadini. “La fascia tricolore non è un privilegio, ma un impegno verso la comunità. Chi la indossa ha diritto, come ogni altro cittadino, di partecipare liberamente alla vita politica.”
La protesta, tuttavia, si allarga anche ad un’altra lacuna normativa: la mancata riforma della legge elettorale regionale in materia di pari opportunità, già richiesta a gran voce dalla società civile e rimasta finora lettera morta. “La Regione è inadempiente – ha ricordato Leccese – sul fronte dell’equilibrio di genere. Non è questione di quote rosa, ma di giustizia e civiltà.”
L’appello lanciato nell’Agorà regionale chiede un intervento immediato: entro i sei mesi che restano prima della naturale scadenza della legislatura, i sindaci vogliono che il Consiglio torni sui suoi passi, ripristinando condizioni di equità nel confronto elettorale.

L'iniziativa "Giù le Mani dai Sindaci" a Bari
“Non vogliamo privilegi né scorciatoie – ha concluso Leccese – ma non accetteremo che la legge diventi uno strumento per colpire gli avversari politici. Chiediamo solo che siano rispettati i diritti di ogni cittadino.”
Con la presentazione del documento, il fronte dei sindaci promette battaglia in tutte le sedi opportune, compresa la Corte Costituzionale, se il Consiglio regionale non deciderà di rivedere una scelta che rischia di trasformarsi in una grave macchia per l’intera istituzione.