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Lecce
20 Marzo 2025 - 07:50
Violenza - archivio
LECCE – Una storia di violenza domestica che scuote il Salento. Una bambina di appena nove anni ha raccontato ai magistrati, durante un incidente probatorio, un inferno quotidiano vissuto all'interno delle mura familiari. Le sue parole, affidate alla procedura protetta disposta dagli inquirenti, descrivono uno scenario di abusi fisici e psicologici che si sarebbero consumati nell’abitazione dei nonni materni, in un comune della provincia.
Secondo il racconto della minore, ora entrato nel fascicolo d’indagine, i maltrattamenti sarebbero stati perpetrati non solo dalla madre, ma anche dal nonno e dallo zio. Schiaffi, pugni, minacce e privazioni sarebbero stati all’ordine del giorno, inflitti da chi invece avrebbe dovuto proteggerla.
“Mi svegliava di soprassalto, urlava sempre”, avrebbe detto la piccola riferendosi alla madre, descritta come costantemente nervosa e aggressiva. I maltrattamenti sarebbero avvenuti soprattutto nei fine settimana, con l’intento di evitare che a scuola qualcuno potesse notare lividi o segni sul corpo.
La bambina ha raccontato che, in casa, veniva aggredita fisicamente anche dal nonno e dallo zio, che le avrebbero detto di “non litigare” con la madre, per poi alzarsi da tavola e colpirla. In una circostanza, uno dei tre adulti le avrebbe storto gli occhiali dopo averle urlato contro frasi minacciose, tra cui un inquietante “ti apro la testa in quattro”.
Ma l’episodio più grave riferito dalla minore riguarda una punizione che le sarebbe costata due giorni senza cibo né acqua. Una vera e propria vendetta familiare, secondo quanto riportato, per aver parlato al telefono con una zia malvista dalla madre. Un gesto considerato come una sfida, pagato a caro prezzo.
A scuola, nessuna parola, nessuna richiesta d’aiuto. La bambina ha taciuto per paura, proteggendo il suo segreto fino a quando le indagini – partite da una segnalazione – non hanno permesso agli inquirenti di ascoltarla in un ambiente protetto. Le sue dichiarazioni sono ora al vaglio della magistratura.
L’indagine si trova in una fase cruciale, e il quadro che emerge è quello di una violenza sistematica e reiterata, consumata nell’indifferenza di un contesto familiare chiuso e ostile. L’ipotesi di reato al momento è quella di maltrattamenti in famiglia aggravati, ma non si escludono ulteriori sviluppi man mano che si approfondiranno i fatti.
La bambina è ora affidata a una struttura protetta. Per lei si apre un percorso di tutela e ricostruzione, mentre la giustizia è chiamata a fare luce su una vicenda che ancora una volta denuncia il dramma invisibile della violenza sui minori, spesso celata dietro le porte di casa.
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